Alle Lucciole
         (Lina e Letizia)

O lucciole dal cuor gonfio di speme
che per l'Italia vagate da tant'anni,
per conoscer la vita e le sue pene,
sostate a riposar sui vostri scranni.

La posta appena giunta a voi preme
spedire all'altra amica di vent'anni,
che ha posto una domanda a cui tiene
avere una conferma a dubbi e affanni.

O cara Lina che pensasti un dì
creare per le donne una creatura,
dall'Alpi alla Sicilia un grande coro,
il mondo si chiede come quel dì
pensasti ad iniziar quest'avventura
là sotto il monte croce, a Montedoro.

Patria d'ingegni di valore antico
quel dolce paesello collinare,
coevo alla tua storia ch'è un mito,
il Guarino già vede il sacro altare.

Il tuo gentil pensiero assai pudico
traspare in ogni rigo del giornale,
mentre Letizia sulla corda ha il dito
e inizia il suo violino già a suonare.

La triste melodia vola lontano
a ricordare il tempo del giornale.
Io ti ricordo con l'ombrello in mano
sfidare il caldo sole quasi infernale.

Ma credo che il contesto paesano
poco capì di te, e fece male.