A CAGLIOSTRO

Forse eri un saggio, forse un ciarlatano, 
o mitico Conte siciliano! 
Taumaturgo o imbroglione?

Di certo un gran furbone, 
se mezzo mondo ai tuoi piedi se ne stava 
e un favore da te sempre implorava, 
per guarire un malato ormai morente 
o parlare con chi più non ti sente.

Da garzone affamato di Palermo 
e dalle roventi paludi dell’inferno, 
alle corti reali, colme di agi, 
alle vogliose signore di Parigi.

La tua massoneria detta egiziana 
ti procurò soldi, onori e fama. 
Ti aprì le porte, chiuse alla paura, 
ma osare, per te, era avventura.

La tua carrozza e i tuoi cavalli bianchi 
ti procuravan tanti amici e amanti: 
pure il Papa rimase soggiogato 
dalla tua fama, e volle esser curato.

Fuori dal tempo e dallo spazio assente 
parlavi con Cristo e i saggi d’Oriente, 
trattavi i Faraoni come a te pari, 
e collane a regine regalavi.

Anche i tuoi servi, alle tue burle avvezzi, 
credean veramente d’essere egizi, 
e se duemila tu vantavi d’anni, 
loro, modesti, solo mille a spanne.

Avresti imbrogliato anche i dottori, 
principi e re, regine e imperatori: 
ma i santi inquisitori sempre in agguato 
vollero il sangue per il tuo peccato.

Fin sulla luna ti avrebbero scovato 
avendo il Santo Dio tanto ingiuriato, 
dicendoti pari, anzi più dotto, 
capace di ridar la vita a un morto.

Visto che tanto amavi i santi e il cielo, 
fosti sepolto in alto, proprio a San Leo. 
E la storia versò fiumi d’inchiostro 
in ricordo di te, Conte Cagliostro!