DOLCE COLLINA

Dolce collina che tra i tuoi silenzi
le spoglie conservi dell’umana gente
e dall’oblio le salvi, e ai vivi additi
a memoria virtù e vizi antichi,

rendi men triste l’obbligata sosta
tra le fredde pareti e i bianchi marmi
ove il riposo è eterno, sì come il tempo
a dispetto del poco in vita avuto.

Nelle bianche dimore a più d’un piano
a fronte vedon i loro cari nonni,
i padri, i figli, e tutti lor parenti
da ineluttabile sorte accomunati.

Forse parlano in coro, e i lor ricordi
da un piano all’altro altalenanti vanno,
sì come dei vivi i lacrimosi occhi
languidi sguardi lanciano ai lor cari.

Con voce sommessa e con strozzato pianto
un colloquio comincia, un soliloquio,
e il cuore gonfio di ricordi antichi
le gote accende per rimembranze liete.

Una foto accarezza, or tocca il marmo,
or legge e poi ripassa le delicate frasi
che mani pietose incisero a memoria
per ricordare del trapassato i fasti.

Qui giace il nostro passato, travolto
dalle vicende delle umane sorti,
che ai posteri addita la lor vita
tra perigli vissuta e la speranza.

Torna il silenzio, solo rotto dal vento
che le chiome dei cipressi sferza.
Poi arriva il meriggio e un caldo sole
la dolce collina inizia a rischiarare.