CREMONA, pied-à-terre di Federico II

Cremona, come tutte le città di una certa importanza, vanta origini antichissime. Al di là delle leggende, la fondazione di Cremona si può fare risalire intorno all’anno 222 a. Cr. ad opera dei Romani che, occupando la regione tenuta dagli Insubri, fondarono due colonie: Piacenza e Cremona.

In origine il paesaggio doveva essere tropicale, ricco di paludi e pianure incolte, con molti canneti ed acquitrini, denso di vapori aleggianti sulle anse dei fiumi. Quindi subentrò il panorama piatto e disteso della pianura padana, coi casolari sparsi ed i paesi raccolti attorno ad un nucleo, con abbondanza di gelsi, le cui foglie costituivano l’alimento per i bachi da seta, che fornivano la materia prima alle filande. Durante il 1^ secolo a. Cr. Cremona divenne un centro di grande comunicazione, poiché vi confluivano alcune strade importanti coma la Brixiense, la Bedriacense, la Mediolanense e la Postumia, e quindi dovette godere di un certo splendore se, acquisita la cittadinanza romana, vi fiorì un "gymnasium" frequentato anche da Virgilio che ne lasciò testimonianza nella I^ Egloga delle Bucoliche. Durante il I^ secolo dopo Cristo la città subì spaventosi saccheggi, incendi e distruzioni, e per i primi secoli la sua storia s’intreccia con quella della potente Roma. Notizie più certe si hanno con il diffondersi del Cristianesimo e con l’Editto di Costantino, del 313, che concesse la libertà di culto. Il primo vescovo cremonese pare sia stato Corrado, nell’anno 391. Oscure restano le vicende di Cremona fino al 603, anno della conquista da parte di Agilulfo, re longobardo, che la distrusse completamente. La città fu lentamente ricostruita, ma il suo territorio venne smembrato tra Bergamo e Brescia ed entrò in una profonda crisi. Solo la diocesi episcopale era sopravvissuta alla violenza di Agilulfo, cosicché quando i cittadini, per via dei commerci sul Po, si solleveranno da quel profondo torpore, nasceranno secolari contrasti che vedranno Liutprando, Carlo Magno e Berengario intervenire per dirimere liti e regolare le pretese dei vari contendenti. Con quest’ultimo si assiste alla trasformazione del Vescovo a vero e proprio Duca feudatario, pronto a prendere le difese del re o dell’Imperatore contro le aspirazioni del popolo.

Nel mito affonda le radici la leggenda della disfida "a singolar tenzone" tra il principe Enrico (figlio dello stesso imperatore tedesco Enrico IV, quello di Canossa) e Giovanni Baldesio, un Gonfaloniere Maggiore di Cremona. La vittoria arrise a Baldesio, che così sottrasse il popolo dai balzelli imposti dal Vescovo-Conte. Nel 1093 Cremona, Milano, Lodi, e Piacenza si alleano con la contessa Matilde di Toscana, contro il Vescovo e l’Imperatore. Nel 1095 il Papa Urbano II sosta a Cremona prima di partire per Clermont Ferrant, da dove bandirà la prima Crociata contro gl’infedeli musulmani.

Durante il XII secolo Cremona fu in continua lotta per mantenere i suoi territori che si estendevano tra i fiumi Adda e Oglio, cambiando spesso alleanze tra i vari comuni, in funzione degli interessi del momento. In questo continuo mutare di alleanze, solo Milano fu perennemente sua avversaria, mentre Pavia le fu sempre alleata. E se prima della discesa di Federico Barbarossa in Italia, Cremona non nutriva eccessive simpatie verso l’Impero, l’appoggio dato da Milano a Crema convinse Cremona a passare dalla parte imperiale. Numerose furono le battaglie per contendersi i territori, e non sempre vincenti; come nel 1111, sconfitti dai Milanesi e nel 1120 dai Parmigiani. Nel 1150 Cremona e Parma, alleate, lottano contro Piacenza e Milano, ma due anni più tardi Cremona e Piacenza si rivoltano contro Parma, divenuta assai potente. Nel frattempo fioriscono i commerci e l’attività industriale, nascono le corporazioni, si bonifica la terra dalle paludi.

Politicamente nasce il dualismo tra i partiti guelfi e ghibellini, e la città si divide in due fazioni: i nobili entro la più antica cerchia delle mura, appoggiati dal clero, ed i "populares" che ospiteranno i fautori dell’eresia patarina. Questi ultimi lotteranno contro i Vescovi più corrotti e ricorreranno all’aiuto dell’Imperatore contro i nobili. Tuttavia la distinzione tra guelfi e ghibellini non sarà mai netta, e le varie fazioni e famiglie si alleeranno tra loro in funzione degli interessi da difendere.

Le discese in Italia del Barbarossa vedono Cremona schierata con Lodi, Pavia e Vigevano a fianco dell’Imperatore per una rivincita nei riguardi di Milano e Brescia, e intanto ricomincia la lotta contro i Cremaschi, eterni nemici. Crema viene assediata e conquistata, Milano distrutta: anzi sono i Cremonesi incaricati di annientare il quartiere di Porta Romana! Gli storici del Risorgimento dettero un’interpretazione romantica delle lotte comunali, per cui bollarono l’alleanza con l’Imperatore tedesco come "anti patriottico". Concetto questo lontano mille miglia dalla mentalità medievale, che vedeva nel capo del Sacro Romano Impero un diritto ed un potere che gli derivava dall’alto. Le alleanze avvenivano quindi in base alle proprie e contingenti necessità del momento, e non avrebbero potuto avere come scopo finale il concetto allora "astratto" di unità di Patria. Il Comune e la Cittadella erano la propria Patria, e nemici i comuni vicini diventati troppo potenti!

Pochi anni dopo, infatti, anche Cremona entra a fare parte della Lega Lombarda che il 29 maggio 1176 sconfiggerà il Barbarossa a Legnano. Seguirono anni di relativa pace; fu portata a termine la costruzione della Cattedrale e del Battistero, fiorirono i commerci. Verso il 1180 il Comune viene retto da un Podestà, e siccome per motivi d’imparzialità doveva essere scelto tra i cittadini di un altro Comune, fu scelto il reggiano Gerardo Carpaneta. Nel 1197 moriva in odore di santità Omobono Tucenghi, benvoluto dagli strati più umili della cittadinanza. Il vescovo Sicardo corse personalmente a Roma a sollecitarne la canonizzazione, concessa dal Papa appena un anno dopo: il 31 dicembre del 1198. Un vero miracolo, per Cremona, ma soprattutto per Sicardo che riportava i patarini alla pacificazione con la Chiesa di Roma.

L’11 maggio 1213, a Castelleone, Cremona ottiene una grande vittoria contro la lega promossa da Milano assieme a Lodi, Piacenza, Crema, Novara e Como, che perdono persino il Carroccio; a ricordo, alcuni frammenti di questo vengono tuttora conservati sotto la volta del Duomo.

Intanto nel 1220 veniva incoronato imperatore Federico II di Svevia, e Cremona entra strettamente nell’orbita delle sue imprese. I "populares" si rivolgono a lui per mettere ordine nella gestione del Comune, dopo che Cavalcabò dei Cavalcabò aveva tentato di proclamarsi signore ed instaurare così una oligarchia. Sempre per motivi d’interessi, Cremona non si schierò con Milano nella seconda Lega Lombarda, ma con Federico che a Cortenova (1237) ne distrusse l’esercito.

A questo punto Federico fa di Cremona il suo pied-à-terre nell’Italia settentrionale, ed ospita una vera e propria corte. Vi fanno salotto l’Imperatore con la bella Bianca Lancia, madre di re Enrico (Enzo), il capitano Marino da Eboli ed Uberto Pelavicino che capeggiava la nobiltà locale fedele all’Imperatore. Anche re Enzo fa di Cremona la sua capitale, in pace ed in guerra, dedicandosi alla caccia ed alla poesia amorosa, non disdegnando di tanto in tanto di scendere personalmente in battaglia, visto che non mancavano le occasioni. A Gorgonzola, infatti, il 4 novembre 1245, fu fatto prigioniero, ma poi fu rilasciato per uno scambio col capitano avversario caduto nelle mani dei Cremonesi.

Intanto la città, divenuta quasi sede di una corte imperiale, non poteva che beneficiare da una simile situazione, e cominciava ad assumere le fattezze attuali, col Palazzo Comunale di fronte alla Cattedrale e l’imponente Torrazzo. Le famiglie più abbienti e prossime alla corte si facevano costruire dimore confortevoli e manieri adatti alla propria difesa. Ne traeva nuovo impulso l’attività artigiana e commerciale, sia per il movimento di milizie e di ambascerie che si erano venuti a creare, sia i normali scambi coi paesi vicini attraverso la comoda pianura padana e le acque sicure del Po.