I Normanni

Ottone I, che era stato consacrato Imperatore di Germania nell’anno 962, in quanto re d’Italia decise di rivendicare la sovranità sui territori meridionali, sotto il dominio dell’Impero bizantino. Con l’ausilio di Pandolfo Capodiferro, i Longobardi riuscirono in un primo momento a riunificare parte del territorio; ma alla sua morte il progetto naufragò, anche se restarono i rapporti del mondo longobardo meridionale con l’Impero tedesco ed il Papato, che vantava sull’Italia meridionale una sua propria giurisdizione. La mano della chiesa di Roma si estese al sud, creando arcivescovadi a Napoli, Amalfi, Capua, Benevento e Salerno, dove giunsero i movimenti di riforma monastica ed ecclesiastica. In quel periodo il commercio delle città costiere diventa fiorente, i bizantini colonizzano la Capitanata, si osserva una ripresa economica e sociale. Allo stesso tempo, l’ambizione delle varie città ad estendere il loro dominio territoriale diventa motivo di instabilità politica e di conflitti.

Il meridione d’Italia era un punto strategico per l’imbarco dei pellegrini diretti in Terra Santa, pieni di mistico ardore per la liberazione dei luoghi santi, o semplicemente perché avevano scoperto una nuova strada per i loro commerci con l’oriente; e quivi giunsero vari gruppi di cavalieri normanni. Questi furono arruolati come mercenari dai potentati locali che, stanchi delle vessazioni bizantine, intendevano ribellarsi alla loro autorità. La qual cosa faceva comodo anche al Papato che intendeva indebolire il predominio bizantino ed estendere la sua autorità in quelle zone. Sennonché i normanni occuparono alcuni centri della Puglia, della Basilicata e della Calabria, vi costruirono castelli ed installarono una propria signoria, cacciando i governatori bizantini. Il Papa Leone IX, preoccupato del potere che stavano conquistando i nuovi arrivati, mandò contro di loro una spedizione militare che però fu sconfitta a Civitate, nel 1053. La presenza dei normanni nell’Italia meridionale era ormai una realtà con la quale la Chiesa doveva fare i conti.

Ci si potrebbe chiedere perché i Normanni riuscirono dove i Saraceni avevano fallito. Per capire ciò, bisogna considerare che mentre i Saraceni dal loro arrivo s’erano principalmente dedicati alla rapina ed a mantenere stretti rapporti con la madre patria, i Normanni invece si dedicarono al controllo del territorio e ad uno stretto rapporto economico con la popolazione urbana e rurale, facendo pagare regolari tributi. Essi soprattutto cercarono di legalizzare il loro potere facendosi confermare, dal Papato e dall’Impero d’Occidente, le conquiste militari sotto forma di concessioni feudali. Finché, eliminando i vari poteri che governavano la Regione, con la forza si sostituirono ad essi. Così, nel giro di un trentennio, Roberto Guiscardo d’Altavilla ed il fratello Ruggero furono padroni di parte della Calabria, dell’Abruzzo, della Puglia e della Sicilia. Ai soprusi ed alla violenza politica dei predecessori Longobardi e Saraceni, dettero una legittimazione morale e giuridica alla loro conquista, amicandosi il Papato per avere combattuto gli infedeli Saraceni e Bizantini ed esaltato la loro devozione verso i Santi. Non avvenne tuttavia l’unificazione del territorio, perché eterogenee erano le popolazioni e diverse le aspirazioni locali. Alla morte dei due Altavilla, gran parte dei territori tornarono indipendenti, mentre solo in Sicilia rimase il predominio della famiglia di Ruggero. Fu quella un’epoca di grande sviluppo culturale ed economico, con la costruzione di numerose chiese e monasteri, finanziate dai normanni, ma anche dai signori feudali e dalla stessa cittadinanza. Ebbe inizio la costruzione del monastero di Montecassino e si costituì la famosa Scuola Medica salernitana. Furono stretti rapporti col Papato, giunsero numerosi cavalieri e monaci dalla Francia, s’intensificarono i commerci con Bisanzio e con la Terra santa. In breve i Normanni non furono più considerati stranieri, grazie ai matrimoni con le donne locali. Il figlio di Ruggero I, anche lui con lo stesso nome del padre, compì l’unificazione politica di tutta la regione.

La madre di Ruggero II era Adelaide degli Aleramici, terza moglie di Ruggero I; per le sue ricchezze era stata sposata, seconde nozze, con Baldovino, re cristiano di Gerusalemme. Ruggero II, nel 1130 a Palermo, si fece incoronare re di tutti i territori conquistati dai Normanni, superando l’avversione del Papato, tradizionalmente contrario ad uno stato forte del meridione. Il Papa Innocenzo II nel 1139 dovette riconoscere il regno di Sicilia, ma come concessione feudale della Chiesa. Ruggero II estese la sua organizzazione legislativa, ecclesiastica ed amministrativa a tutto il meridione d’Italia, costituita da funzionari che affiancavano e controllavano i signori feudali e le cittadinanze che aspiravano alla propria autonomia. Il regno di Ruggero II, quindi, non ebbe un fondamento o una ideologia nazionale, ma la sua politica facilitò la circolazione di uomini ed interessi culturali, presupposto ad una unificazione delle popolazioni meridionali.

In Sicilia creò un’amministrazione molto efficiente, controllata dalla corte regia con sede a Palermo. E per meglio gestire l’imposizione fiscale, furono scritti i catasti delle terre. Istituì nuovi funzionari, i "giustizieri", che esercitavano il potere in nome del re e prelevavano le tasse. Per la Curia, il re sceglieva personalmente i collaboratori in base alla loro esperienza e qualità umane, mentre il cancelliere governava le province continentali.

Sue conquiste furono Gerba, Tripoli, Susa, Sfax, Gabes e Corfù. Edificò la Cappella Palatina a Palermo ed il Duomo di Cefalù. Per la sua tolleranza verso i musulmani di Sicilia avversò le crociate, e per questo rischiò di entrare in conflitto col re di Francia.

Ruggero II moriva nel 1154, e gli succedeva il figlio Guglielmo I. Il Papato e l’Impero bizantino tentarono di impedire la prosecuzione del regno. A Guglielmo I succedette Guglielmo II, nel 1166, che perfezionò l’organizzazione dello stato. Nel 1184, Guglielmo II, non avendo discendenti, fece sposare la zia Costanza, figlia di Ruggero II, con Enrico VI, figlio dell’Imperatore tedesco Federico Barbarossa. Con la morte di Guglielmo II, avvenuta nel 1189, si apre l’annosa questione della successione al Regno di Sicilia.