IL COMIZIO

Parole di fuoco lanciava, la faccia arrossata,
i suoi occhi parevan dell'Etna brace infuocata,
le mani dal cielo invocavan tizzoni di fuoco,
vibrava quel palco di legno robusto non poco.

La gente tremava a sentirlo parlar senza freno
quel grande oratore venuto dall'agro nisseno,
adusa a sentir declamare il solito brano:
offese ed ingiurie ogni dì a portata di mano.

Questi invece con modi forbiti le trame tesseva,
con garbo e facezia lodava e poi mai offendeva,
blandiva il nemico che amico lì per lì ti sembrava
poi pesante calava la scure e colpiva e tagliava.

Impietriti gli astanti ascoltavan giulivi e contenti,
gli amici guardavan gli amici con occhi assenzienti,
sicuri che quelle parole del valente oratore
avrebbero dato domani vittoria ed onore.

L'opposta fazione osservava i nemici già in festa
sicuri che s'eran montati di boria la testa,
ignorando il valore e la grinta del loro oratore
che a valor questo qui altro era che piccolo attore.

Salito sul palco iniziò a parlare il campione
con foga e perizia discusse come fosse un ciclone,
lasciando di stucco e impietriti i nemici gaudenti
che lasciaron sconfitti la piazza ridendo tra i denti.