IL DUEMILA


La fine del millennio è ormai alle porte
lo senti come bussa forte, forte!
Ancora pochi mesi e poi duemila
saranno allineati e messi in fila.

Ma il valico, si sa, è sempre ardito,
nasconde asperità d’ignoto infido;
sappiamo come già nell’anno mille
la gente già vedea fiamme e faville
cadere giù dal cielo sopra le teste,
e fame, e sete, e guai, pure la peste.

Colpa dei lor peccati verso il Signore
di gravi falli e pecche antiche e nuove.

Ma il mondo che dovea scoppiare in cielo
resiste ancora là, sempre più fiero,
da quando gli scienziati han decretato
che d’anni ne vedrà, non è invecchiato.

E’ l’uomo, poveretto, il sofferente,
che crede a tutto, o crede proprio a niente;
da quando camminava a quattro zampe
e per foreste e monti andava errante,
o quando diventato più sapiente
alzava in alto torri, impertinente,
credendo di toccare il sole in alto
e invece diventava assai più matto.

Filosofi e sapienti d’altri tempi
scoprirono esser quattro gli elementi
che reggono la vita e fanno ameno
il mondo dove vive ogni terreno.

Passati due millenni e giunti ad oggi
sappiamo tutto ciò che ci coinvolge:
che il mondo è nato dopo un’esplosione
e non come pensava il gran Platone;
che l’uomo è vecchio assai, milioni d’anni,
e Abramo, il gran profeta, ha pochi anni
rispetto al primo uomo quando andava
a quattro zampe e allor manco parlava.

Adesso il saputello schiaccia un dito
e un missile già va nell’infinito;
se vuole un caro amico salutare
non ha che da pigiare il cellulare.

Rispetto all’anno mille, come si disse,
non crede che avverrà l’Apocalisse,
sicuro che i peccati della gente
non sono che invenzioni della mente.

Lui sa che il mondo gira ed è rotondo
e ritma intorno al sole un girotondo,
assieme a dei pianeti, suoi fratelli,
che mai la vita han visto, poverelli.

E tutti insieme fanno un gran concerto
con altri soli e lune, e pare certo
che di miliardi è fatto l’universo
tanti puntini quando il cielo è terso.

Di cose ne ha scoperte belle e rare,
andando ora per terra ora per mare,
ma tante guerre ha fatto ed ha distrutto
credendo il sol comando essere tutto!

Al tempo dei romani era la spada
a mettere i confini alla contrada;
poi vennero i cannoni assai potenti
a spargere terrore tra le genti.

Adesso basta il tempo di un rosario
che il mondo si ritrovi al quaternario:
tra i missili ed il po’ po’ di nucleare
non c’è più tempo per poter sognare!

Ma il Papa che ha già indetto il Giubileo
implora il Padre suo che sta nel cielo:
ché l’uomo dei peccati ormai contrito
come nel Mille, torni al sacro rito!

I tempi sono cambiati, caro Woitila,
e l’uomo di nessuno ormai si fida!

Non crede agli stregoni o al gran sfacelo
se il sole in pieno giorno oscura il cielo,
e se immane terremoto scuote il crinale
lo spiega lo scienziato: "E’ naturale!".

Cosciente che il millennio appena andato
colmo di lutti e di mestizie è stato,
ora che nel Duemila stiamo entrando
pensa a gioire, ed a goder mangiando,
contento di vedere un’alba nuova,
volare in cielo e darsi a pazza gioia!