MONTEDORO -                    Tra cronaca e storia

 

Luglio 1943  -  La liberazione



In molte città siciliane, nel mese di luglio, sono state organizzate delle manifestazioni in ricordo della liberazione dal dominio nazifascista operata dalle Forze Alleate nel 1943. A Montedoro non vi sono stati grandi eventi, ma la tragedia della guerra, anche nel suo piccolo, ha mostrato il suo truce volto di paura, morte e distruzione. Gli aerei americani, domenica 20 giugno, hanno lanciato dei manifestini dove si diceva della imminente liberazione dal dominio della dittatura, mentre le prime bombe sono state sganciate nelle campagne di Montedoro, sabato 10 luglio, in contrada Albanello - nella chiusa dei fratelli Messana, provocando solo il danneggiamento di alcuni.
Domenica 11 luglio, una colonna di soldati italo - tedeschi, provenienti dall'ovest dell'isola, attraversa il paese, mentre gli aerei americani mitragliavano la stessa colonna lungo il percorso fuori dall'abitato, da Bompensiere a Montedoro e nello stradale per Serradifalco. Rimangono uccisi tre soldati: uno in contrada Amenta, il secondo (italiano} in contrada Fontana Grande. Vennero tumulati nel cimitero. Il terzo in contrada Ciuorciula e venne seppellito sul posto.
Molti sono stati i camion che vennero danneggiati e che rimangono lungo lo stradale.
In contrada Portella di Bartolo, un gruppo di soldati, abbandonato il camion, cercarono di sfuggire al mitragliamento e si infossarono in un valloncello, ma una bomba sganciala dagli aerei, !i investi in pieno e rimasero sepolti dalla terra. I loro corpi furono scoperti solo il 21 luglio quando furono mandati degli operai per recuperare i resti dei sei soldati in parte rosicchiati dai cani randagi. Grande era la paura degli abitami dei paese molti dei quali avevano abbandonato le proprie case e si erano rifugiati nelle campagne circostanti . Il lunedì 12 luglio, una formazione di aerei americani del tipo a due code "spitzfire"' sorvolano P abitato di Montedoro, dei quali uno passando rasente la chiesa ha lasciato sfuggire una fumata scura provocando grande apprensione nella gente. Arriva in paese Salvatore Terrana portando ferito il figlio Salvatore che era stato colpito alla mano destra mentre si trovava in contrada "Vecchio Matteo".
Il martedì 13 luglio un gruppo di automezzi tedeschi arriva nella piazza del paese, ma a seguito di un pressante invito fatto da un gruppo di cittadini capeggiati dal prof. Luigi Guarino, abbandona il paese e si dirigono verso Serradifalco. Il giorno più drammatico della seconda guerra mondiale a Montedoro è stato il 14 luglio del 1943, quando il paese rimane sotto il tiro dei cannoni americani, che sparavano da Canicattì.
Diverse sono state le bombe cadute in paese. Una bomba caduta nei pressi dell'Ospizio ha colpito mortalmente Michele Macaluso di Gaetano, di anni 16, provocando un atroce dolore non solo nei suoi parenti, ma anche in tutti gli abitanti. Un'altra bomba è esplosa in via dei Mille sfondando una porta e uccidendo la cavalla di Giuseppe Augello e contestualmente squarciando una finestra della casa di Giuseppe Montana. Altri danneggiamenti in paese sono stati provocati da altre bombe in Via Salita Crispi ed m via Amedeo. Il subbuglio creatosi in paese portò alla costituzione di una commissione che andasse a parlamentare con gli americani che qualcuno aveva visto nella Roba di Bellanova.
La commissione venne costituita da: La Porta Giovanni di Carmelo, calzolaio; Salvo Salvatore di Giuseppe, inteso Sintinedda, carrettiere; Giudice Pietro di Giuseppe, muratore; Tona Paolino di Paolino, bracciante; Macaluso Gaetano, bracciante, padre del giovane Michele ucciso dallo scoppio della bomba. La commissione si recò a Bellanova e non avendo trovato gli americani si recò al comando di Canicattì.
Una lettera scritta in inglese dalla signorina Lina Caico fu consegnata all'Ufficiale americano nella qua!e si assicurava che il paese era indifeso ed era pronto a riceverli con grande amicizia, anche perché la meta dei cittadini di Montedoro erano stati emigrati in America. Il Macaluso, che era stato emigrato in America per 18 anni, faceva da interprete e personalmente, ha riferito detto del proprio figlio ucciso da una bomba e che non aveva avuto sepoltura a causa dei bombardamenti. II capitano americano ha dato ordine di non bombardare Montedoro ed ha trattenuto La Porta e Macaluso come ostaggi fino alla verifica di quanto sostenuto dal commissione, mentre gli altri sono stati rimandati a casa ricolmi di sigarette, caramelle e di generi di prima necessità.
Il 16 luglio sono arrivati a Montedoro gli americani ed hanno fatto firmare un documento di resa al commissario Giuseppe Salvo, comunicandolo via radio al Comando di Canicattì ed al Comando Aereo. Le pattuglie degli americani vennero accolti con evviva e battimano dalla gente che riversatasi in piazza si dava scene di gioia collettiva offrendo vino ai soldati e ricevendo in cambio sigarette e scatolame. L'ufficiale americano ha fatto requisire l'automobile di Alessandro Paruzzo per inviare una staffetta a Canicattì, ma l'auto venne abbandonata lungo la trazzera di Graziano perché non idonea a percorrere la strada disselciata. Alla fine della giornata, le pattuglie americane avevano operato la cattura di cinque soldati tedeschi e dodici italiani, che furono trasferiti al comando di Canicattì.
Il martedì 20 luglio si costituì una commissione cittadina formata dall'arciprete Vito Alfano, dal dottor Calogero Volpe, da Giovanni Tulumello e da Giovanni La Porta e Gaetano Alfano di Vito. Quest'ultimo essendo stato emigrato in America faceva da interprete.
La Commissione rappresentò al Comandante del plotone americano la necessità di nominare un responsabile civile per affrontare i problemi della gente e del paese che viveva in estrema precarietà. Il Tenente americano, in linea provvisoria, nominò Giovanni Tulumello come "major" (sindaco), riservandosi di fare approvare la nomina dal Comando di zona. Nella stessa giornata è arrivato un'automobile con il canonico Giovanni Rizzo, rettore del seminario di Caltanissetta e il sacerdote Salvatore Piccillo, bibliotecario della Comunale di Caltanissetta (Entrambi montedoresi), accompagnati da due soldati americani.
Padre Piccillo comunica di essere stato mandato espressamente dalle autorità americane per fare sapere alle popolazioni di San Cataldo, Serradifalco, Montedoro, Bompensiere e Milena di stare tranquilli ed avere fiducia perché si stava lavorando per ristabilire tutti i servizi e l'ordine pubblico e che nei giorni seguenti si sarebbe provveduto per gli alimenti e quant'altro abbisognava alla gente.
Uno dei soldati americani, dicendo qualche parola in italiano, ha fatto capire che l'Armata americana è venuta a liberare la Sicilia dalla schiavitù dei fascisti e che al termine della guerra, l'America lascerà l'Isola senza toccare nulla, aiutandola, anzi, con il fornirla dei mezzi necessari al suo progresso civile. Lentamente la vita riprese il suo corso normale, fatto di lavoro, sacrifici per la costruzione di una vita civile e più dignitosa.
Lillo Paruzzo

 

 


Il Monte Calvario 


Una delle poche caratteristiche di Montedoro è l'ubicazione del calvario che sorge ad est dell'abitato su un rilievo denominato Monte Ottavio (muntagna di Taviu), alto 512 metri sul livello del mare costituendo la contrapposizione al paese, che raggiunge nel suo punto massimo. Monte Croce, 475 metri sul livello del mare.
Il centro abitato è stato realizzato così tra il Monte Croce, dove sorge un'edicola con una grande croce di ferro ed una piccola nicchia con un quadro della Madonna Addolorata ed il Calvario, come viene denominata la parte iniziale del Monte Ottavio, dove insiste una struttura costituita a piano terra da un vano con due scale laterali esteme che portano ad un ballatoio con un manufatto in posizione centrale fornito di gradini laterali dove è piantata una grande croce di legno.
Queste due realizzazioni, che risalgono alla fondazione del paese, 1635, testimoniano la fede cristiana dei suoi abitanti e la devozione particolare verso il Crocifisso. La posizione del Calvario, rispetto all'abitato, nella memoria collettiva, ha perpetuato l'idea che la scelta del luogo ha voluto, in qualche modo, richiamare il luogo evangelico del monte del Cranio di Gerusalemme.
Storicamente la costruzione del Calvario ha subìto una modifica nel 1876 per iniziativa del cappellano sacramentale don Stefano Munda di Canicattì, quando venne abbattuto il vecchio manufatto che risaliva al 1751, quando il parroco Martino San Martino di Favara ha fatto restaurare il preesistente come impegno dalla costituenda Confraternita del Santissimo Sacramento, che tra le sue attività prevedeva la partecipazione ai riti della Settimana Santa. Si trattava di una costruzione a forma di parallelepipedo con due scale esteme. Venne realizzata la costruzione con le caratteristiche odierne: una cappellina nel vano terreno, due scale esterne, fornite di cancelli nell'accesso, che portano m prima elevazione ad un ampio spazio cinto da mura e, nella parte anteriore, da una inferriata, un blocco a forma di parallelepipedo con gradini laterali dove è impiantata una grande croce di legno. Per la croce venne utilizzato un tronco di albero di cipresso della Contrada Albarello di Vincenzo Morreale fu Ludovico. La costruzione col passare degli anni è stata soggetta a dei rifacimenti e nel 1956 vi sono stati collocati due corpi luminosi. Nel 1960 la zona del calvario è stata alberata cambiando così la sua fisionomia e il suo paesaggio tutto brullo dovuto ai fumi della miniera di zolfo Nadurello, che bruciavano gli alberelli che vi erano piantumati di tanto in tanto. Fino ad allora il calvario era visibile da diverse parti del paese, mentre poi gli alberi ne hanno ostruito la visibilità.
Nel 1992 la stradella, che porta al Calvario, dalla cosiddetta strada di circonvallazione del paese, è stata bitumata e lungo il percorso sono state realizzate delle piccole edicole (fìgureddi) con dei pannelli di ceramica che riproducono la Via Crucis di autori vari. Detta stradella che si inerpica a forma di esse fino al Calvario continua sul crinale del Monte Ottavio fino al culmine, chiamato Pupiddru, mentre prima di arrivare al Calvario consente 1'accesso all'edifìcio del Museo della zolfara.
Dal monte Ottavio si gode un bellissimo panorama, non si distacca dalla realtà l'ipotesi che gli arabi hanno denominato la zona El Minzar, che propriamente significa panorama; infatti, si possono ammirare i monti delle Madonne e la cima dell'Etna, Serradifalco e la stazione ferroviaria, Mussomeli con il castello chiaramontano, la Rocca di Sutera, il Monte Cammarata, Casteltermini, Milena, Gibellini ed il corso del Gallo d'Oro.
Il Calvario, come comunemente viene denominato il Monte Ottavio, è caro al sentimento religioso dei montedoresi sparsi nel mondo perché il Venerdì Santo rimane, tra i momenti liturgici dell' anno, quello che tocca la profondità dell' animo umano cristiano, sia per il ricordo della morte del Cristo in croce, sia per il dolore di Maria sua mamma.Croce e dolore che possono trasformare la vita di ogni uomo in redenzione e resurrezione.
LilloParuzzo