SPROLOQUIO

Te la ridi dall’alto, Santa Madonna,
tutta dorata e tante luci adorna,
da più di mille guglie contornata:
sotto i tuoi piedi una città beata

che gode ad osservare il tuo splendore
ma spesso innalza gli occhi pel dolore,
sicura che vedendo le sue angosce
tu possa rimediare alle sue ambasce.

Ma pare che tu dorma sopra quei tetti
protetta dai bei marmi e dai merletti,
da secoli in perenne costruzione
da tanta mano esperta e devozione.

Se hai visto quell’ordigno tanto empio
piazzato lì a due passi dal tuo tempio
bastava che muovessi appena un dito
perché quel gran macello fosse impedito.

Il sangue di quei poveri innocenti,
i pianti e i guai di tutti i lor parenti,
le morti, ed i disordini e gli affanni
che aspettano giustizia da trent’anni

non hanno spiegazione per la mente
ma solo un triste effetto sconvolgente:
che il cuore rende duro e pien di doglia
come i tuoi marmi giunti da Candoglia.

E tutte quelle bombe disastrose
piovute giù dal cielo, come rose
quando la gente pia a te s’inchina
e lancia fiori e incensi verso la cima?

Capivi ch’eran bombe e non omaggi,
e quindi dirottasti nei paraggi:
Teatro e Galleria furon distrutti,
lacrime amare e tanti neri lutti.

Se il popol volle in alto la tua posa,
dimostra che tu servi pure a qualcosa!
Sorridi finché vuoi, ma non scordare
che devi veramente vigilare

su questa tua Città sempre più ottusa
a fare soldi e affari sempre più adusa,
che dice d’esser lei la capitale
ma sembra aver smarrito ogni morale.

E visto che a far disastri sei allenata
allora, per favore, sii mia alleata:
distruggi qui di fronte il cartellone
che copre agli occhi miei la tua visione,

ch'io possa ognor veder la tua corona,
la mano che saluta e grazie dona;
e non antenne e fili e torri a mille
nocive ad ogni mente e alle pupille.

Se questo del duemila è il gran progresso
d’accordo sei con me: abbiamo perso!
A meno che non voglia un cellulare
per meglio le mie suppliche ascoltare!

Vedo che abbassi il capo, donna divina,
segno che il mondo ormai è alla rovina:
ma forse ho esagerato, e il soliloquio
ormai è diventato uno sproloquio.