FEDERICO MESSANA       poesie, racconti ed altro......     
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                        Lettere di don Franco

Montedoro 16 Ottobre 1855

             Amatissimo figlio,

Si è perduta la scarpa e staffa della sella di una mia; se cotesto sellaro si fida farla costì allora fategliela fare; se non si fida commissionatela a Palermo, ma la sola staffa colla scarpa.
Desidero sapere se si apre il Seminario e quando per mandarvi Federico, e qual sono i prezzi dei zolfi che qua si dice aumenta con certezza.
Vi abbraccio; rispetto tutti i Vostri; vi benedico con Teresa e Giulia anche da parte di mia moglie.

Il vostro padre che v'ama Franco Caico


Montedoro 5 Marzo 1836

             Signor Don Michele Galisi - Girgenti

Ieri restituitomi in casa ho trovato una di lei gentilissima diretta a mio fratello Don Giovanni, relativa alla rimessa delle onze dieci e tarì ventidue di Donna Maddalena Lumia, che ho di già ricevute unitamente al brevetto. Sento ancora che i zolfi seconda qualità di Girgenti li vogliono pagare a tarì diciannove il quintale; e sebbene questo fosse un prezzo piuttosto basso, io le do la facoltà di conchiudere anche a questo prezzo nel caso che non potrà vantaggiarli di più.
La piazza di Palermo è stata in grande calma per zolfi, ma l'ultimo di febbraio mi venne assicurato che vi sono buone speranze. Conchiudendo la partita dei miei zolfi in quintali novecentoquattro, Ella procurerà di avere tutto lo sborzo prima, oppure mettà prima e mettà infra uno al più tardi due mesi, e prima di detto tempo, se prima il compratore chiamerà lo zolfo.
La conchiusione del negozio me l'avviserà. Ella procurerà di vantaggiarli, ma trovando ostinazione nel compratore, allora ceda e conchiuda per tarì diciannove, volendo assicurato questo prezzo. L'ossequio con questo mio fratello, che avrà cura in appresso di scriverle il metodo curativo della sua malattia, e dispostissimo in servirla sono obbligatissimo servo vostro Franco Caico



Lettera di G. Migneco a don Cesare

                                     (Medico omeopata di Augusta)

 

Napoli 16 marzo 1869

              Pregiatissimo Sig. Cesare,

Appena ricevuto l'ultimo suo telegramma a Firenze, la stessa sera mi posi in viaggio.

Giunto a Roma, non trovai la coincidenza dei vapori; e mi fu necessario entrare in Roma, senza volerlo, raggirandomi per due ore in carrozza per trovare un albergo, senza trovarne uno che non fosse occupato pel concorso dei forestieri per la festa della Settimana Santa. Verso mezzanotte finalmente fui alloggiato per grazia, con 30 lire di pigione, in una casa particolare, non delle migliori. Al domani per fare il visto al passaporto, fui ritardato tanto dalla polizia, che trascorse l'ora della partenza; quindi necessitavo a dimorare un giorno.

Ieri mi rimisi in viaggio; e giunsi alla sera verso le 7 1/2, camminai in carrozza fin alle 11 per trovare un alloggio in Napoli! Finalmente sono qui all'albergo Montpellier, strada Nardones. Al telegrafo ed alla posta vado ad indicare il mio domicilio, per aver portate subito a casa tanto le lettere quanto i dispacci.

Ancora non sono uscito di casa essendo mia somma premura di scriverle questa lettera. Aspetto con sollecitudine suo riscontro, perché nello stato attuale appena potrò dimorare otto giorni in locanda, stante le spese aumentate per l'incidente di Roma, ed il caro di tutte le cose.

Vado a cercare qualche alloggio discreto, ove potermi accomodare con 10 o 12 lire al giorno; e se potessi prolungare la mia dimora qui, avrei forse da fare qualche cosa.

Noi tutti passabilmente buoni. Non mi dilungo per la fretta. Gradisca gli ossequi della mia famiglia, per tutti i suoi. E con tanto affetto mi dico devotissimo amico G. Migneco