FEDERICO MESSANA       poesie, racconti ed altro......     
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Eugenio supera sé stesso…..in invettive

(Filippica contro il figlio Federico autore di un furto)

 

Lettera parziale

…. in cucina, bourgeoirs di rame, campanelli pure di rame utili in casi di malattie, bottiglie ed una quantità di oggetti vari di uso giornaliero, tutti utili, anzi di prima necessità per una famiglia. Furono anche depredati: del filo per cucire, dei nastrini, corredo per neonati, ninnoli e tanti altri minuscoli oggetti di niun valore venale oppure minimo, ma che per una famiglia sono preziosi e che per scovarli da dove erano, ha dovuto essere fatto un lavoro faticoso, paziente, pertinace, bestiale, anche di selezione, giacché risulta chiaro che una specie di selezione canagliesca ha dovuto esser fatta, non con l'intendimento di portare via il non necessario, l'esuberante per noi, come si vuol far credere, o il più facile a tramutarsi in danaro, ma per soddisfare solamente l'avidità ed il capriccio di chi non avendo mai neppur veduto tanto ben di Dio, si è sentito come ebbro di averlo a sua completa disposizione e di poter dare finalmente la stura ai tanti ardenti illegittimi desideri e far paghi i più ignobili istinti.

Bisogna vedere, per comprendere tutta la malvagità spiegata in cotesta opera empia, e quale modo bestiale e vandalico, che fa fremere di sdegno, è stato praticato nel compierla! Opera veramente nefanda ed iniqua che basterebbe da sola a procacciare infamia imperitura a chi l'ha attuata ed a farlo maledire in eterno!

Io mi sento incapace a descriverla minuziosamente e con efficacia e non potrei quindi rendertene esatto conto, ostandovi anche il tuo giudizio pregiudicato dalle astute e mendaci parole di quello sciagurato, che asserisce di avere venduto solo una piccolissima parte della roba pazzamente accumulata in questa casa, mentre, senza preoccuparci se l'abbia o no venduta, è fatto innegabile, che quasi tutte le numerose casse sono state trovate completamente vuote e che solamente in alcune pochissime furono lasciati alcuni pochi e meschini rimasugli di roba di scarto, abbandonati alla rinfusa!

Si vuole rappresentare F. (Federico) come un incosciente, ma io nego recisamente ch'egli sia tale, e con me lo negano i suoi scritti e le stesse sue azioni che sono lì a dimostrare come non può essere incosciente chi sa ingannare scaltramente, chi con somma ipocrisia sa abilmente sfruttare certe sue idee, certi lodevoli propositi che vuol far credere di aver cari e di volere attuare, mentre a tutt'altro è disposto il suo animo, nel quale non può esservi posto per altri sentimenti, occupato interamente com'è dall'egoismo il più basso, il più ripugnante.

Non è incosciente colui che avendo commesso delle azioni indegne e delittuose, sa usare ogni astuzia, ogni artifizio per non farle comparire tali e poscia di null'altro si preoccupa che di rendere più sicura la preda fatta, e non trascura alcuna precauzione perché non gli possa più sfuggire.

Non può essere un incosciente colui che possedendo delle migliaia di lire rubate, fa credere trovarsi in bisogno alle sue stesse vittime, ignare ancora del loro danno e ne accetta danaro che sa quale sacrifizio sia per esse il privarsene.

Non è incosciente colui che sa astutamente avvalersi di speciali circostanze e situazioni per trarre un qualunque vantaggio pur sapendo che il medesimo apporterà danno e dolore agli altri, colui che sa maestrevolmente preparare con pazienza e perseveranza il colpo che ha meditato e che spera dovergli assai fruttare e che per assicurarsene il successo, sa mostrarsi, secondo il caso, timido oppure audace e talora sa anche infingersi incosciente!

Non è un incosciente infine, colui che vuol far credere essere stata la mancanza del danaro la pura causa che lo ha trascinato a commettere tanta turpitudine, mentre egli aveva ricevuto ripetute prove che chiedendo il denaro nella misura del possibile, non gli sarebbe stato mai negato. Non può essere costui un incosciente, che pur ciò sapendo, non ha voluto chiederlo, perché il chiederlo com'era forse nel suo pensiero, avrebbe potuto compromettere il successo del suo grave disegno, quello cioè di discendere dal suo grado e tuffarsi nella cloaca!

Il denaro per costui era, come è stato realmente, un mezzo al fine, egli non faceva forse troppo affidamento sull'esito favorevole d'una richiesta pari alla di lui esigenza, forse era convinto di non potere riuscire ad ottenere quanto col furto, e poiché per raggiungere l'agognato fine gli era necessario ben altro denaro di quello che ragionevolmente poteva sperare domandandolo, egli, essere mancante di scrupoli, si è mosso a divenire ladro!

Il fine giustifica i mezzi, secondo la di lui morale (non senza ragione egli è ammiratore dei boches!), ed egli non avrebbe tralasciato qualunque altro mezzo, se fosse occorso, anche più sacrilego e più turpe, pur di raggiungere il suo scopo.

Per concludere: da tutto quanto è stato sopra detto, risulta che colui il quale è capace di tanta disinvoltura e sagacia rivolta al male, non è incosciente come vuol far credere anche egli stesso, è semplicemente un degenerato, un perverso di primo rango!

Il sentimento di compatimento e di pietà che fino a pochi giorni or sono abbiamo avuto per lui così spietato con noi, è stato da lui respinto e disprezzato, l'odio il più ingiustificabile contro di noi, colpevoli solamente di non approvare, in cuor nostro però, i suoi insani propositi, ha preso il posto che avrebbero dovuto occupare nel suo animo i più nobili e teneri sentimenti, quali l'amore, l'affetto, la gratitudine che avrebbe dovuto avere per noi sempre caldi nel suo cuore; ma ha egli un cuore? E se lo ha, materialmente, funziona esso in modo veramente fisiologico. La risposta ce la danno le sue inumane e mostruose azioni, il suo bestiale e cinico linguaggio. E qui mi fermo.

Eugenio Caico