FEDERICO MESSANA       poesie, racconti ed altro......     
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               Eugenio e le sue lettere

Fin qui la memoria del prof. Alfano che ci da una visione d'insieme della vita di Eugenio e di sua moglie Louise. Ma mentre dal libro di Louise, "Vicende e costumi siciliani", nulla traspare della vita familiare a Montedoro, se non le lamentele della "padrona di casa", sua cognata donna Giulia, le lettere che ci apprestiamo a leggere ci descrivono di Eugenio ogni particolare del suo variopinto carattere. Innamorato focoso, al punto da sfidare le ire di don Cesare sposando Louise, roboante contro i fratelli che gli negano la milionesima parte di quanto gli spetta per diritto, teneramente innamorato dei suoi figli che non vede da mesi, adirato contro "la belva" che, non potendo riscuotere l'affitto del villino, si sfoga maltrattando i bambini. Ma in fondo un buono, che perdona alla moglie la marachella extra coniugale e sta a Palermo a perorare la sua giusta causa, sopportando il malore della sorella Giulia, che se ne sta assisa in poltrona, circondata dai parenti come una matrona romana e che non gli concede "udienza" (Giulia è ancora in letto col suo dolore al fianco, ed io non le posso mai parlare di nulla d'intimo con tutta quella corona di gente che le è attorno! Figurati che sono circa tre mesi che non le compare più il periodo, dopo due mesi di ritardo che aveva avuto precedentemente. Io credo che Giulia si avvicina all'età critica, e questi disordini della mestruazione e dolori al fianco e basso ventre ne sono dei sintomi. Ho scritto una lunga lettera al Conte Mattei parlandogli di lei, spero che anche tu non mancherai di scrivergli…), ed il tergiversare dei fratelli restii a procurargli quel poco di denari che lo farebbero ritornare a Bordighera dai suoi. E, quello che forse gli pesa di più ed offende la sua dignità, deve pazientemente sopportare e fingere di non conoscere il fratello Cesare, quando si incontrano nel suo albergo: "Come due estranei", dice con l'amarezza nel cuore. "Con Cesare c'incontriamo qualche volta anche qui nell'albergo, come se non ci conoscessimo, e che Dio avesse voluto che non ci fossimo realmente mai conosciuti e che non fossimo stati mai fratelli! Non mi troverei certo in queste terribili circostanze!".

E si commuove passando davanti al giardino dov'era stato in altri tempi con Loulou. Si emoziona al punto da trattenere le lacrime, ed alla fine è lui a confortare ed esortare Loulou a stare bene insieme ai bambini ed a sperare nella Provvidenza. Con commozione, così scrive a Loulou:

"Mia cara Loulou, ieri sera fui a passeggiare nel giardino inglese e penetrai proprio nel giardino, se ti ricordi; non c'era quasi nessuno ed in mezzo a quei viali solitari, circondati di fiori in quantità che emanano odori grati ma forti, mi sentii preso da una grande malinconia, e pensando e ripensando a tante cose, mi sentii invaso da tali sensazioni penose a tal punto che dovevo fare uno sforzo per sfuggire le lacrime che mi avrebbero reso ridicolo davanti a qualche tardo passante. Di ritorno dovetti passare davanti al sito ove era l'Esposizione in cui vi sono bellissime ville e fabbriche che dimostrano l'agiatezza e le dovizie in mezzo a cui vivono senza preoccupazioni i loro proprietari fortunati. Comprenderai che tutto ciò mi suggerisce naturalmente, e confronti e riflessioni che non sono i migliori per sollevare il mio spirito, ed io morbosamente mi lasciavo vincere dallo sconforto ed abbattimento da cui tuttora mi sento in qualche modo invaso.

Ti assicuro che tutti i miei pensieri erano rivolti principalmente a voi altri, voi altri eravate come lo siete sempre il mio principale oggetto delle mie preoccupazioni; è per voialtri che io facevo tanti peccati di desiderio trovandomi un quel luogo delizioso.

Ritornato, sentendomi proprio come un nodo alla gola, mi lasciai andare a sfogarmi stupidamente con Cesare il quale non fu certo avaro di parole coll'intenzione di confortarmi, ma vero conforto non posso trovare in nessuno nelle disgraziatissime cose attuali. In ogni modo con tutto lo sconforto, quando sarà venuto il momento opportuno, non mancherò di tentare quanto meglio e più potrò, a vedere se potrò sperare di far vivere voi altri. Non ho potuto fare a meno di comunicarti oggi lo stato dell'animo mio; forse ho fatto male, in ogni modo tu procura di stare di buon animo insieme ai bambini, e speriamo che la Provvidenza ci aiuterà".

Per i figli è disposto a tutto, anche a menare le mani con la "belva" se si ostina ad importunarli. Con loro è sempre più tenero, spedisce ogni tanto pacchi con savoiardi, biscotti di Monreale, uva zibibbo e frutti vari (oggi ti ho spedito una cestina per pacco postale contenente fichi secchi, costano solamente 50 centesimi al chilo e mi sono sembrati discreti), oltre a qualche giocattolo. Ma si preoccupa soprattutto per la loro sicurezza, educazione ed istruzione, pronto a tutto per trovare i soldi necessari a ciò.

Scrive a Loulou:

"Mia cara Loulou, approvo pienamente quello che tu pensi di fare intorno all'iscrizione di Lina al corso della Grassi ed alle lezioni particolari che la medesima le darà; anzi io desidererei che anche Giulia avesse lezioni particolari separatamente da Lina. E la spesa, quella che sarà, è una di quelle che deve essere fatta, ed io procurerò ad ogni costo di fornirti l'ammontare. Per ora mi limito a ciò, ma se io riuscirò a trovare denari come io penso, bisognerà fare qualcosa di più per l'istruzione di coteste bambine. Desidererei che tu ti mettessi sul serio e metodicamente ad insegnare a leggere a Federico, e potendo trovare il tempo dare pure lezione di pianoforte a Lina e Giulia. E se fosse possibile bramerei che apprendessero alla meglio a scrivere l'inglese ed anche un po' di francese".

Ed ancora:

"Non posso dirti quanto sono eccitato per ciò che mi hai scritto intorno al tentativo di forzare la porta del villino. Non so persuadermi però come uno che abbia avuto intenzione di penetrare nel villino abbia fatto cotesto tentativo e non scelto la via più facile, quella cioè di montare dalla stradetta sul balcone e penetrare subito nelle camere da letto…..Hai fatto bene ad andare dal Delegato e fai ancora meglio a prendere tutte quelle precauzioni che credi opportune e migliori per la completa vostra sicurezza e tranquillità. Gennino (il cane) dovrebbe dormire su nel corridoio, proprio davanti alla porta della camera da letto, incatenato davanti alla tua porta con qualche pezzo di tappeto per adagiarvisi. Non mancare di passare in rivista ogni sera immancabilmente tutte le persiane e le finestre del piano terreno…. Dopo tutto, siccome ogni male non viene per nuocere, bisogna ricavare profitto di questo che io ritengo un buon avvertimento ad essere meno confidenti, più cauti e non trascurare tutte le maggiori precauzioni possibili. Se vuoi ti manderò per pacco postale un revolver da servire o per te, se non hai obiezioni ad avere qualche dimestichezza con tali arnesi, o per Francesco il quale certo saprebbe servirsene se non altro a scopo d'intimidazione e di allarme…..".

Dalla numerosa corrispondenza, in cui vengono evidenziati particolari che a volte potrebbero sembrare petulanti e maniacali, traspare una realtà per nulla idilliaca a partire dal fallimento che colpì la famiglia nel 1879, rispetto a come eravamo abituati a pensare di questa ricca famiglia; vita florida, figli educati nei migliori college inglesi e francesi, carrozze e bagordi, vita agiata. In effetti, anche se la famiglia continuò per qualche decennio ad avere un certo peso politico nella vita del paese, oramai era tutto perduto, persino l'onore ed il prestigio, e nel cuore di Eugenio albergano tanta amarezza e vergogna verso persone conosciute nei tempi più floridi, e che magari ancora adesso si ostinano a chiedere favori e raccomandazioni, ignari del loro triste decadimento, non solo economico. Persino la richiesta di un voto da parte di un deputato di Licata fa dire ad Eugenio, con amarezza, che in tempi migliori avrebbe potuto appoggiare la sua causa con tutto il peso necessario: adesso non è più possibile! I suoi figli vengono educati ed istruiti alla meglio, con piccoli soggiorni in Inghilterra presso famiglie, a fronte di pochi scellini e tante difficoltà: altro che college d'alto livello! Persino il costo del viaggio da Londra a Bordighera è ormai insostenibile. E cresciuti, Lina vivrà dando lezioni d'inglese, come la madre, Letizia da artista, sempre squattrinata, andrà in giro per l'Italia a dare concerti per potere sbarcare il lunario quotidiano, mentre Federico passerà il suo tempo a dissertare, da vero idealista e laico come lo zio, su Flammarion e l'esistenza di Dio, col cugino Luigino Guarino ed il prete di Caltanissetta (che poi diverrà arcivescovo), menando una vita grama e vagabonda.

Un triste episodio che contribuì ad alterare l'animo già esacerbato di Eugenio e che fece molto clamore, fu un grave furto operato ai danni della famiglia. Da un magazzino sparirono biancheria, terraglia, legname, ferro, rame, stoviglie, olio ed altro, come ricordano le invettive di don Eugenio ed una lettera anonima che doveva essere recapitata allo stesso e che invece finì nelle mani di un avvocato di Caltanissetta. Del grave reato fu accusato il figlio Federico, aspramente condannato e disprezzato dal padre, ma non sappiamo quale sia stato l'epilogo di tale fatto. Certo è che Federico da solo non avrebbe mai potuto asportare tutto il materiale mancante, che il padre elenca minuziosamente, per cui l'attenzione fu rivolta verso i suoi amici più intimi, che frequentavano assiduamente la loro casa, dai quali fu evidentemente aiutato nel "saccheggio" e coi quali ebbe sicuramente a dividere il malloppo! Ed un cenno un po' velato traspare da alcune lettere di Lina a Letizia (vedi lettera).

Eugenio, spinto dalla disperazione più nera, come suo solito usa parole colorate e roboanti, ma ferme e durissime verso il figlio, e lo descrive come"…. un essere ripugnante, mancante di scrupoli, ladro e non incosciente come vuol far credere anche egli stesso, ma è semplicemente un degenerato, un perverso di primo rango, caduto in una cloaca, un senza cuore, che ha compiuto azioni inumane e mostruose, e che usa un linguaggio cinico e bestiale, che non avrebbe tralasciato qualunque altro mezzo, anche più sacrilego, per raggiungere il suo scopo! Bisogna vedere, per comprendere tutta la malvagità spiegata in cotesta opera empia, e quale modo bestiale e vandalico, che fa fremere di sdegno, è stato praticato nel compierla! Opera veramente nefanda ed iniqua che basterebbe da sola a procacciare infamia imperitura a chi l'ha attuata ed a farlo maledire in eterno!".

Eugenio aveva preso moglie nel 1880 ed aveva preferito dimorare a Bordighera in casa del suocero (che aveva loro affittato due locali del suo villino di proprietà), che chiama affettuosamente "papà", ma che ben presto, a corto di soldi ed impossibilitato ad averne dalla famiglia (che è costretta a chiedere prestiti ed a portare i propri gioielli in pegno alla Cassa di Risparmio V.E di Palermo), quel suocero-papà, che continua con insistenza a chiedere minacciosamente ad Eugenio i soldi arretrati della pigione, diventerà "la belva umana", da cui tenere lontano i suoi figlioli, oggetto persino di piccoli soprusi.

Così scrive a Loulou: "Ma insomma, cotesto tuo padre non la vuole smettere di adoperare così spesso le mani sui bambini! La pazienza, sia pur grande, come tu dici, quanto la misericordia di Dio, ha pure un limite, e la corda troppo tesa finisce per rompersi, e se egli continua di questo modo, senza freno, davvero che non so come l'anderà!!!".

Il 19 agosto del 1895, Eugenio, in preda alla più nera disperazione, s'imbarca per Palermo lasciando a Bordighera la famiglia, nella speranza di convincere i suoi fratelli ad anticipargli parte di quanto gli spetta. Ma presto si renderà conto della disgraziata situazione in cui versa la famiglia, alle manovre per non restare schiacciati dal peso delle cambiali, ai sotterfugi, ai prestiti tanto difficili da ottenere, se non a certe condizioni. Scrive a Loulou: "In questo mese si devono sistemare molte pendenze urgenti, fra cui la situazione scabrosa in cui si trova Giulia per avere preso tanti denari da vari usurai, per far fronte alle iniziali esigenze di tutto l'insieme delle cose".

Per il periodo che è costretto a stare a Palermo lontano dalla sua "Loulou", dal 19 agosto al 19 dicembre 1895, ed in qualche altra circostanza, è come un fiume in piena, produce centinaia di lettere, una o due al giorno, alcune lunghe parecchie pagine. In esse annota ogni minimo particolare, esprime i suoi accorati sentimenti, la tristezza della lontananza dalla moglie e dai suoi bambini, la triste situazione sua e della sua famiglia, costretto a mendicare pochi soldi ai suoi fratelli di Montedoro per non morire letteralmente di fame, per far fronte alla "belva di nuova specie" che "pretende" con sempre più urgenza ed insistenza il pagamento dell'affitto delle due stanze nella villa di Bordighera e che minaccia di buttarli fuori. Le sue lettere sono come un fiume di lava molto fluida, i lunghi periodi della sua scrittura, corretta e scorrevole, non conoscono né virgole, né punto e virgola, ed a stento si fermano con un punto, giusto per riprendere fiato e potere continuare con le sue preoccupazioni e le sue invettive.

          Eugenio è soprattutto altamente drammatico:

"Nel mentre attendo qui i documenti richiesti dall'Avv. Ingrascì e rimango in grande angosciosa agitazione, mi trovo il più che posso in contatto con l'Avv. Ingrascì a sentire le sue idee sul modo di stornare la tempesta che è sopra di noi e minaccia, inesorabile, l'esterminio. Se non si ricevono i documenti chiesti l'esterminio è certo ed irrimediabile!".

Ma anche petulante, precisino in tutto e noioso agli occhi della moglie, che spesso tralascia di rispondere ai suoi quesiti e che tre giorni dopo viene ripresa da Eugenio che non ha avuto l'esatta risposta che si attendeva. La storia delle camicie ne è un esempio. Eugenio prega Loulou di spedirgli le camicie che necessitano di una riparazione al colletto, poiché a Palermo può farle sistemare dalla signora Pollaci ad un decimo della spesa che avrebbero affrontato a Bordighera. Loulou spedisce le camicie richieste, ma Eugenio ricorda che le camicie da riparare dovevano essere dodici e non otto, quante ne erano state spedite dalla moglie. Quelle camicie mancanti diventano l'oggetto della discordia per ben due mesi. Eugenio insiste, Loulou tace! Finché alla fine…"Se mi hai mandato le altre camicie hai fatto bene, perché tu non sai che quelle che mi mandasti, con una spesetta relativamente limitata vengono proprio nuove, vedrai! E' un lavoro che tra stoffa nuova e manifattura (non così perfetta, però) in coteste parti mi sarebbe costato per lo meno sette volte tanto. Vedrai come saranno nuove fiammanti!".

 

"Palermo 12 novembre 1895

Mia cara Loulou, questa mattina è partito Federico per Montedoro, speriamo che possa riuscire a qualche cosa in mio favore. Che idea hai avuto di mandarmi quella cassetta di latta piena di carte che non mi sono certo utili qui, né io desideravo! E' vero che io li avevo preparati prima di partire, ma sarebbe stato meglio che tu avessi aspettato la mia richiesta per spedirmela. Comprenderai che qui nell'albergo non ho tanto posto, e sarà certamente una piccola spesetta di più per ritornarla a Bordighera. Figurati che vi ho trovato delle tue lettere dell'agosto 1889 da te a me dirette quando ero giù in Sicilia, che non mi hanno fatto certo piacere rivedere, una specialmente che contiene un'altra lettera…..che tu mi comunicavi…. allora! Sarebbe stato molto meglio che tu avessi trattenuta costì quella cassetta. Dopo tutto non vi era che una sola camicia. Non mi rispondi intorno a quello che ti ho chiesto a proposito delle camicie. Pertanto, se non erro, vi erano un dodici camicie con i colletti e polsini sdruciti, perché ne hai mandato solamente otto alla Pollaci e con questa nove?

Chi è che condizionò quella cassetta? Di chi sono le cifre P.E.F. del suggello? E l'altro suggello interno cosa rappresenta? E chi è che ha scritto l'indirizzo? Desidererei tutto ciò spiegato, perché mi arriva ogni cosa nuova. Ho incaricato Federico di mandarvi delle olive, dei favi di miele e del formaggio freschissimo, forse che non li dimenticherà. Mandorle non ve ne può mandare perché quest'anno non ne furono letteralmente raccolte, avendo mancata la produzione! Che avessi la fortuna di fare il Natale con voi altri! Addio Loulou mia cara. Io vorrei farvi ben maggiori piaceri di questo e contentarti in tutto e più di quanto puoi desiderare. Chissà se, con tutta la nera e brutta prospettiva del presente, non avessi un giorno la fortuna di appagare tutti i tuoi buoni ideali, che dopo tutto, sono anche i miei!

Ti stringo forte col pensiero e ti mando tanti baci insieme ai bambini. Tuo sempre Eugenio".

Una storia tragica e penosa che gli procura vergogna e che lo spinge al suicidio; salvo ripensarci immediatamente, ricordandosi dei figli e della sua cara Loulou.

Tanti tristi fatti erano successi e molto era cambiato Eugenio da quel mitico anno 1870 quando, noncurante dei moniti del fratello Cesare, assieme ad alcuni amici era corso da Firenze a Roma per festeggiare la presa di Porta Pia! Allora, studente diciottenne, memore degli insegnamenti del nonno e dei fratelli, anticlericali (il Petix li definisce 'framassoni') che avevano subito il carcere per combattere lo straniero borbonico, era saltato su una carrozza per andare a manifestare contro Pio IX, l'ultimo e coriaceo Papa re, che aveva opposto una strenua resistenza alla perdita del potere temporale della Chiesa e quindi all'unificazione d'Italia!


In preda alla disperazione incita persino Loulou ad aiutarlo, con "intelligenza ed accorgimento", a mettere in atto uno stratagemma.

"Palermo 5 novembre 1895

Mia cara Loulou, prima d'ogni altro ti parlo dell'invio di lire millecinquecento che ti faccio nella presente. Lire 1000 sono in unico vaglia postale al tuo ordine e le rimanti lire 500 sono in due vaglia sulla Banca d'Italia, di cui l'uno è di lire 300 e l'altro di lire 200. Cotesti due vaglia sulla Banca d'Italia non credo troverai difficoltà ad incassarli alla Banca di Bordighera o in qualunque banca costì e magari presso qualche fornitore dandoli in pagamento. Certo sarebbe stato più economico mandarti tutta la somma servendosi della Banca d'Italia, ma nell'incertezza intorno alle difficoltà che esperimenterai costì per realizzarli, ho preferito dividere l'invio nel modo sopra detto.

Intanto siccome questa è forse l'ultima rimessa ch'io potrò farti, ti raccomando a dividerla il più utilmente possibile, procurando di trattenere nelle tue mani il più che è possibile. Non si tratta di saldare definitivamente i conti, ma di dare degli acconti a quelli che interessa di più a noi dare.

Se prima di distribuirli tu volessi mandarmi il tuo piano di distribuzione forse non sarebbe male per potere io consigliare. In ogni modo dovresti cercare di trattenere nelle tue mani almeno quattrocento lire. Io mi sento così sconfortato, scombussolato e stanco che non so davvero quello che devo dirti di tante cose e tante cose che vorrei comunicarti.

Dalla qui acclusa copia di lettera da me indirizzata questa mattina a Beniamino e da quella a te scritta ieri, rileverai lo stato infelicissimo dell'animo mio.

Io continuerò ad insistere per ottenere quello che chiedo nella lettera a Beniamino, e qualora non riuscirò nell'intento ti avverto che darò seguito ad un mio piano alla riuscita del quale dovrai tu darmi il tuo concorso con intelligenza, accortezza e sveltezza all'occorrenza.

Infatti se io, fra qualche tempo prima certo che finisca l'anno non avrò ottenuto quanto chiedo, io attuerò quella specie di minaccia di allontanarmi dalla Sicilia, cioè ad andare ovunque fuorché a Bordighera, ove naturalmente non posso venire senza almeno queste altre tremila lire. Ora io parlando di qui non so veramente ove andrò, ma certo mi avvicinerò a voi altri il più che possibile procurando di lasciare ignorare ai miei fratelli e sorelle e tutti di qui il luogo di mia destinazione, e lasciando pure ignorare a tuo padre e tutti i tuoi di costì. Non ci sarebbe credo miglior posto per ciò di Nizza ove potrei vederti, ma talune difficoltà si presentano, ed una delle principali sarebbe il dispendio. Non credi di poter mettere a parte Eddy del nostro segreto e che ci possa aiutare concedendomi un bugigattolo qualunque nella sua casa sotto i tetti magari, ove io rimanessi rintanato quasi sempre fino a che la cosa avesse una soluzione?

Dopo la mia partenza di qui tu dovresti, seguendo certe istruzioni dettagliate che io sarò a fornirti, dovresti chiedere notizie di me ai miei fratelli e fare altri passi che ti dirò in seguito. Se non m'inganno, allarmandoli sulla mia sorte, frutto del loro agire, verranno credo a quel temperamento che io chiedo e che permetterà a tutti noi di tirare innanzi alla meglio. Mi hai capito, sei pronta a cooperarmi con intelligenza ed accorgimento? E' pel tuo, è pel nostro bene ch'io mi sottoporrò alle varie umiliazioni che porterà seco cotesto stratagemma. E ti assicuro che nel caso mi fallisse io non so quello che dovrei fare.

Io sono pieno di buona volontà a fare qualcosa, e darmi a qualche occupazione utile che potesse accrescere quel poco che mi sarà dato sperare di avere dalla Sicilia per far vivere voi altri, ma non è certo in Bordighera ove potrei trovare qualche occupazione.

Se io conoscessi un po' più l'inglese o che almeno lo parlassi mi sentirei troppo fortunato se per mezzo dei Keene potessi trovare in Inghilterra un'occupazione ove esplicare qualche mia attitudine se ne ho, anche in Francia mi ci acconcerei in qualunque modo purché fossi fuori da questa Italia e lontano da ogni conoscenza fin qui avuta; giacché se bisognasse pel vostro bene io mi sottometterei a vivere lontano da voi altri mentre che io continuerò ad aver fiducia completa in te e faccio intero assegnamento sul tuo buonsenso, sul tuo vero affetto.

Io che non ho con te misteri, ti faccio conoscere che la somma procuratami ora è di lire 2500; mi sono trattenute lire 1000 per essere pronto ad attuare qualunque progetto che mi si offrirà. Con Cesare, senza essere avvenuta alcuna scena, non ci parliamo più evitando anche di avvicinarlo. Giulia dopo l'arrivo non l'ho riveduta che ieri solamente per pochi minuti in una visita formale fatta con Beniamino e Federico ai cugini Caico.

Giulia è divenuta più apatica ed indifferente che mai, e noi non ci scambiamo che rare ed insignificanti parole. Ho inteso che forse rimarrà qui circa un mese: buona villeggiatura!

Per oggi basta. Conserva bene tutte le mie lettere e specialmente quella di ieri che potrebbe servire più tardi. In mezzo all'inferno in cui vivo, non cesso un istante di pensare a voi altri e forse domani comprerò la scatola di colori e così manderò anche le bambole a coteste povere bambine.

Addio Loulou mia, fammi sapere che mi hai capito e dimmi tutte le tue idee su tutto. Troverai pure una bozza di lettera per Papà, se l'approvi rimandamela trattenendone una copia, ed io gliela lancerò. Lo scopo di detta lettera come tu sai è quello di disarmarlo nelle sue esigenze; in ogni modo tu mi dirai la tua opinione rimandandomi cotesta bozza, come pure una copia che farai della lettera che ti ho diretto ieri.

Addio nuovamente con tanti baci insieme ai bambini e nella speranza che Dio ci aiuterà. Tuo sempre Eugenio".

Una grande tragedia, questa di Eugenio, costretto a contare i centesimi, a spedire alla moglie le poche lire avute di nascosto dalla sorella Giulia o dal fratello Federico, che ogni tanto vanno a trovarlo a Palermo (in una lettera a Loulou dice di avere avuto finalmente 800 lire, 700 gliele manda perché possa pagare i creditori, mentre 100 le trattiene per sé per non morire di fame!), quando sa benissimo quale ricchezza, che gli spetta di diritto, gli viene negata! Ma si rende pure conto che le cose sono cambiate, eccome, rispetto a pochi anni prima quand'era stato mandato in giro per l'Europa.

Nonostante l'ordine del fratello Cesare di non mettere piede a Montedoro per avere disubbidito ai suoi ordini (secondo quanto ricordato in precedenza), Eugenio viene accolto al bastimento dallo stesso Cesare in barca (a suo dire sempre esaltato), che evidentemente gli consiglia di starsene a Palermo in attesa di tempi migliori prima di mettere piede in paese, per non complicare ulteriormente la situazione. E se Cesare non è più completamente avverso al suo rientro in Montedoro è perché il suo stato di salute peggiora (era stato ben otto mesi in ospedale) ed ha bisogno da parte di Eugenio di tante firme e procure.

Eugenio raramente parla del fratello Cesare con la moglie, ma in una lettera del 7 settembre, scrive: "…Ieri sera ebbi con Cesare una discussione assai vivace che mi lasciò un'impressione molto sconfortante, e tuttora mi sento sfibrato enormemente. Cesare è troppo squilibrato e ciò complica assai la nostra disgraziata situazione ed accresce le difficoltà insormontabili di essa. Sarebbe troppo lungo narrarti ogni cosa né mi sento la forza di farlo, ti basti questo accenno per comprendere come io qui non sia sopra un letto di rose. In altri tempi la cosa sarebbe stata di facile attuazione, attualmente tutte le potenze infernali si sono date la mano per presentare degli ostacoli tali che sono veramente insormontabili!". Ed ancora: "Ieri ebbi una violentissima discussione con Cesare, gli tenni testa trionfalmente ma ne uscii, dopo circa tre ore di parlare, estremamente esaurito di forze e disgustato oltre ogni dire!". In un'altra lettera scrive: "Questa mattina ebbi lettera di Giulia che mi annunzia la sua venuta qui con Federico per domenica. Se mi trovo nell'umore in cui sono adesso non mancherò d'investire tutti con energia per l'agire loro punto riguardoso, verso di me, ingiusto, sleale, sconcio e rovinoso all'estremo! Non posso narrarti tutto per lettera, ma ti assicuro che ho di che per maledire in eterno tutti questi ipocriti, sleali ed insensibili parenti!". Quindi aggiunge: "Sono spessissimo con Cesare, si discorre di molte cose ma non si conchiude mai nulla, ed al presente non c'è da fare né conchiudere nulla!".

A Palermo, in un albergo non meglio specificato (pulito e dove paga soltanto lire 1,25 al giorno!), comincia il suo soggiorno siciliano, matura la sua più tetra disperazione, scrive lettere disperate e commoventi, spedisce alla moglie le poche lire che riesce a racimolare, parla con tenerezza dei figli usando vezzeggiativi (Linuccia, Giuliettina, mentre Letizia è la sua Castagnara), manda loro pacchi di biscotti savoiardi e dei giocattoli in occasione della "festa dei morti", per rispettare la tradizione siciliana, si fa mandare da Loulou gli indumenti da fare sistemare alla signora Pollaci di Palermo, pretende dalla moglie misure millimetriche per una cerata da porre sul loro tavolo a Bordighera e dice: "Bisognerebbe quindi limitarsi allo stretto necessario per la tavola, o tutt'al più aggiungervi un pezzo molto preciso per la parte centrale solamente del buffet, che si potrebbe magari adattarvelo in due pezzi uniti, per trarre maggior profitto della limitata quantità della tela. In ogni modo forniscimi coteste misure che io vedrò di fare il meglio".

Spesso, tra i suoi tristi e disperati lamenti, trova la forza per divagare e raccontare quanto gli capita dintorno. Ma subito dopo dice a Loulou, quasi a volersi discolpare d'avere smesso i panni del disperato ed essere scaduto nell'ameno: "Io non sono venuto qui per divertirmi, e se ti ho scritto delle cose leggere, come del gusto del vestire di qui, è stato solamente per passare un po' di tempo con te per distrarmi e distrarti un poco con argomenti che non richiedono alcuna tensione d'animo né di mente, e per procurarti qualche motivo di sorridere leggermente".

Racconta d'essere andato alla marina per un bagno (incominciai col pigliare un bagno in mare, e siccome lo stabilimento è assai lontano dalla città, ciò mi occupò quasi tutta la mattinata. Vi andai col tram e ritornai con un vaporetto), ed entra nei dettagli di un ricevimento dato in onore della cugina Adelina, in occasione del suo fidanzamento.

"Mia cara Loulou, ieri sera fui al così detto ricevimento per la presentazione del promesso di Adelina. Gli invitati erano un limitato numero di stretti parenti. Il promesso, benché fosse correttamente vestito ed indossava una giacchetta chiamata smoking, non è per nulla bello, ma è bruno e grossolano di lineamenti; non val la pena di spendere qualche parola per dirti che è una nullità per quanto riguarda le qualità morali ed intellettuali. E' un parvenu qualunque, ma grossolano che porta in fronte scritto che è un villano rifatto.

Il padre, anch'esso grossolano, è un provinciale furbo con un sintomo di mafieria. Il ricevimento ed il trattenimento, cioè a dire il servizio dei rinfreschi, andò discretamente. Ci furono prima delle granite di arancio, quindi una grande quantità di dolci piuttosto scelti, poscia fu passato del marsala, quindi nuovamente dolci; poi vennero i gelati grossi e quindi del rosolio. Io non presi che la granita e, forzato da Beniamino, il gelato; del resto non toccai nulla.

Tutto il ricevimento ebbe luogo in due camere piuttosto piccole, una delle quali quella in cui era donna Mariannina, coricata ammalata. Fra le invitate, tutte brutte, spiccava in certo qual modo la moglie di Achille che è di forme giunoniche e di lineamenti regolari, e bianca di carnagione; essa è incinta, mentre ha una bambina di 11 mesi spettacolare ed anche graziosa, affidata ad una balia vestita molto correttamente, e che ebbe a dare a poppare alla bimba durante il ricevimento.

Rinunzio a narrarti le tante scene buffe tanto, non conoscendo tu le persone, non potrebbero interessarti.

Questo Lombardo, che nell'hotel si fa chiamare "barone", è il suocero del giovane Piazza, e con i denari del medesimo, che è quasi mezzo scemo, si è messo in una posizione assai valevole finanziariamente. Adelina non era stata mai conosciuta personalmente da loro, ma dovendo cotesto giovine Lombardo (30 anni circa) prendere moglie e sapendo che vi erano delle signorine Caico aventi ciascuna una discreta sostanza, vennero, come si va alla fiera come a scegliere una cavalla, a scegliere una delle due signorine senza preconcetti e tendenza per alcuna. La scelta cadde su Adelina che naturalmente accettò ad occhi chiusi quel giovane, come ne avrebbe accettato un altro!

Meno male che ieri sera avevo Beniamino con cui potere parlare, diversamente mi sarei troppo annoiato. Il promesso condusse a braccetto Adelina al pianoforte e suonò "Un pensiero al Mare di Gnocchi". Il promesso regalò ad Adelina un anello con un brillante che naturalmente tutti ammirammo. Ecco tutto. Mi dimenticavo dirti che vi era la moglie del giovane Piazza senza il marito il quale si vergogna di presentarsi dovunque. Cotesta Piazza, sorella del promesso di Adelina, è parecchio brutta e volgare, ma ha i denari che coprono tutti i suoi difetti!

Questa mattina ebbi lettera di Giulia che mi annunzia la sua venuta qui con Federico per Domenica. Io, se mi trovo nell'umore in cui sono adesso, non mancherò d'investire tutti con energia per l'agire loro punto riguardoso verso di me, ingiusto, sleale, sconcio e rovinoso all'estremo! Non posso narrarti tutto per lettera, ma ti assicuro che ho di che maledire in eterno tutti questi ipocriti, sleali ed insensibili parenti! I torti che mi fanno e la posizione in cui mi si è messo mi scaldano il sangue talora a tal punto che mi sembra ch'io stessi per perdere la testa! Vedrò quello che ne sarà".

Poi pettegola sul fratello Federico:

"Federico si è messo a fare il messaggero di matrimoni! Infatti fu egli che trattò in sul principio i preliminari del fidanzamento di Adelina, ora è stato pregato di appoggiare le pretese di un certo avvocato Mantia di Racalmuto che vorrebbe che Filomena divenisse moglie di un suo fratello che si chiama Calogero! Figurati che né l'avvocato, né il fratello Calogero hanno mai veduta Filomena, ed altrettanto dicasi dall'altra parte! Qui, come in generale dappertutto, non è che il denaro quello che si sposa, e del resto non se ne tiene conto!".

In paese la situazione politica è molto fluida, in quel periodo.

"Mia cara Loulou, Federico è qui sin dall'altra sera, giunto con Onofrio Caico, e ripartono assieme per Montedoro domattina. Onofrio è il capo attualmente dell'Amministrazione comunale e non mancherà fra breve di essere nominato ufficialmente Sindaco. Pare che è molto energico e non teme nel fare, come sta facendo, un riordinamento nel personale di detta Amministrazione, licenziando e sostituendo a diritta ed a sinistra, senza riguardo alcuno. Un lavoro insomma di epurazione e riparazione, dietro la malversazione, ingiustizie e disordine incredibile lasciato dai reggitori che caddero con la riprovazione generale.

I cugini Caico sono preoccupati presentemente della loro divisione e pare che fra loro vi sia qualche discrepanza. Ma noi siamo in ottime relazioni con tutti egualmente. Achille, quello ammogliato e con una bambina, è qui in Palermo con la famiglia per rimanervi sempre…..

Ieri Onofrio ha comprato un fucile inglese a due canne per sole 210 lire, ed io ho potuto cedere il mio revolver all'amico Luigi Di Giorgi che, senza la minima da parte mia, me ne ha fatto avere uno di Colt americano piccolo come io desideravo.

Con Federico si è parlato di varie cose in genere. La posizione nostra è aggravata grandemente dalla crisi generale che vi è in Sicilia, e dal lato pecuniario è veramente estrema. Non puoi credere la difficoltà immensa, insormontabile di ottenere a chiunque in prestito anche un biglietto di cinque lire! ….Conoscendo però meglio la situazione, ti assicuro che mi sento assai scoraggiato, e fra poco, se non mi viene qualche provvidenza, sarò costretto per mancanza di denaro ad andarmi a seppellire a Montedoro".