FEDERICO MESSANA       poesie, racconti ed altro......     
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Eugenio va a Roma per impegni politici …

             Firenze 10 febbraio 1881

Caro Federico,

Domenica andai a trovare Vetto il quale mi accolse assai gentilmente, mi invitò a pranzo e mi stabilì l'ora in cui unirci per stare insieme; infatti lunedì verso le 3 fui a trovarlo nel suo Palazzo. Dopo aver discorso tanto uscimmo e ci recammo al Ministero per l'Interno, quindi egli si trattenne col Direttore Capo, un certo Vazio, il quale gli disse (per quanto Vetto me ne riferì, giacché io aspettai in sala) che in quanto a Cracovia per ora il tutto è sospeso; vuole che Rodi facesse un ricorso dettagliato, veritiero e corretto in cui dirigendosi al Ministro dell'Interno facesse conoscere gli inciampi e le ostilità che Loglio fa apertamente e sottomano a cotesta amministrazione per favorire la sua parentela e i suoi propri interessi, giacché (non dimenticarlo) è anch'egli proprietario in Montedoro. Un tale ricorso lo consulterete bene se deve essere fatto dal Sindaco o da altri ed in quale forma e proporzioni, affinché non ne possa nascere alcun inconveniente, come è successo alla Giunta nell'affare Valenti. Dopo che sarà stato terminato un tale ricorso lo spedirete con copia a Vetto.

Il Vazio assicurò che a quest'ora vi sarà giunta la comunicazione ufficiale della nomina del Sindaco.

Che il Prefetto Movizzo andrà via è cosa pur anco certa; per ora va in Caltanissetta il sotto Prefetto di Urbino, con la qualità di Consigliere Delegato, e con molta prevenzione sul conto di Cracovia ed avvisato d'avergli gli occhi addosso sempre.

Questo è quanto ho da dirvi di ciò che si è potuto fare. Il Riolo vorrebbe entrare Consigliere Provinciale in Caltanissetta per neutralizzare Giudice e Corranti ed altri. Ciò quanto possa essere vantaggioso a noi non val la pena ch'io ti dica, già tu lo comprenderai meglio di me, se si potesse propugnare la candidatura nel Mandamento di Serradifalco sarebbe cosa da impegnarsi seriamente, egli mi diceva di spingere il Sig. Campanella a ciò se vi sarà qualche posto vacante, ma vuole comparire ch'egli non sollecita affatto questo affare (ciò anche agli occhi del Sig. Campanella). Perciò vedete il meglio che c'è da fare e fate operosamente.

Conformemente a quanto ti telegrafai, io ebbi la fortuna di fare un bel viaggio da Palermo a Napoli, il mare era tranquillo ed io non soffrii affatto il movimento del Solunto, era dolce e piacevole.

A Napoli arrivai alle dieci, dopo aver percorso alcune strade in carrozzella e rifocillatomi alla trattoria i Giardini di Torino vicino Toledo, mi feci portare nel sito ove fu l'attentato a Passanante, che si trova a pochi passi da Porta Capuana, quindi verso le tre partii per Roma ove giunsi qualche ora prima della mezzanotte. Appena arrivato andai alloggiare alla Minerva, l'indomani cambiai ed andai all'Albergo Centrale a pochi passi da piazza Colonna. Ho visitato in Roma tutto quanto ho potuto in un tempo così breve, Museo e Galleria del Palazzo Vaticano, Museo Borghese nella Villa Borghese fuori porta del Popolo, Galleria Colonna nel palazzo dello stesso nome, e Galleria Doria nel palazzo dello stesso nome nel Corso, e la Chiesa bellissima, stupenda di S. Paolo fuori porta; sono stato pure in S. Pietro in Vincoli a vedere il Mosé di Michelangelo. Roma questa volta mi ha colpito più che le altre volte, tutto è meraviglioso, i quartieri nuovi sono bellissimi, quella via Nazionale poi è ammirevole più che ogni altro fra le opere nuove.

Sono stato due volte al Pincio. Ho girato tutta Roma, sono stato a Porta Pia. Ho visto e salutato il Re che in carrozza nel Corso a pochi passi di piazza Colonna si dirigeva verso il Pincio nell'ora della passeggiata.

Che ricordo meschino ne ho di Palermo dopo la superba Roma. Quante belle e bellissime ragazze romane ed inglesi, ma quante! E quante belle! Ho creduto che tutta la bellezza del mondo si siano date il convegno in Roma.

Un contrattempo successomi in Roma m'impedì di partire di giorno. Dovevo partire verso le 11 antim. di martedì, di ciò ne avvisai il padrone dell'Albergo Centrale, il quale ordinò che la mia roba fosse tolta dalla camera e scesa per tenerla pronta per la partenza; io uscii e ritornato verso le 10 trovo solamente parte del mio bagaglio. Mi mancava la valigetta piccola e la cappelliera, ecco che io mi comincio a mettere in agitazione, per calmarmi mi fu detto che forse l'omnibus dell'Albergo li avesse portato per sbaglio alla stazione; non c'era tempo da perdere, corso alla stazione trovo l'omnibus ma niente affatto la mia roba; a questo punto lo stato della mia agitazione arriva al colmo, le bestemmie in italiano ed in dialetto si moltiplicano a più non posso, io ero in tale stato che avrei se avessi potuto sconquassare e cielo e terra. Macaluso ch'era meco potrebbe solo testimoniare quella scena; finalmente ritornato all'Albergo e fatte migliori ricerche, valigia e cappelliera si son trovate ancora nella camera da me abitata. Partii quindi la sera alle 10 e 40 per Firenze ove qui giunsi ieri mattina. A Roma fui al teatro Apollo e vi ho sentito L'Aida, un'altra sera fui all'Argentina e vi sentii il coro Barbiere di Siviglia. Ora sono qui nella mia seconda patria; Firenze mi è parsa più bella di prima, vi sono molte novità; molte strade allargate ed abbellite, nuovi quartieri bellissimi, palazzi superbi, palazzine gaie, dintorni affascinanti, un campo di Marte per le esercitazioni militari fuori porta Pinti, insomma Firenze è la più bella città d'Italia.

Sono stato ieri a visitare la villa che era un tempo del Signor Hamilton, e ciò mi ha fatto un piacere immenso, ho colto alcuni ramoscelli che porterò a Bordighera come ricordo. L'amico Emilio Prevost mi fa un mondo di gentilezze, egli mi confonde, invito replicato a colazione, a teatro un palco con la sua signora, a me mancano le parole per ringraziare. L'altro amico Ernesto Tuphonx ha voluto anch'egli portarmi in sua casa e colmarmi di cortesie. Termino la presente perché sono le dodici passate e le mani sono intorpidite dal freddo che qui come a Roma è molto intenso.

L'amico Prevost in punto mi ha mandato una persona per dirmi che mi aspetta per la colazione, io ho ringraziato ed ho fatto rispondere che non sarei andato; allora egli è venuto in persona a trovarmi mentre scrivevo e devo affrettarmi a chiudere la presente perché mi aspetta.

Io sono alloggiato all'Albergo Bonciani da dove ti scrivo. Addio con tutti i Sig.ri Pollaci e gli amici.

         Credimi tuo aff.mo fratello Eugenio

N.B. Ti raccomando di distruggere la presente dopo averla letta, o per lo meno conservala bene.