FEDERICO MESSANA       poesie, racconti ed altro......     
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                              Le macchine di Eugenio

Non c'è lettera di Eugenio indirizzata a Loulou nella quale non si parli delle macchine che, a quanto pare, occupavano buona parte del suo tempo. Non ha importanza l'umore che manifesta l'autore, sia esso triste e disperato, come nella maggior parte della corrispondenza, sia esso raramente allegro o speranzoso di risolvere i suoi gravi problemi finanziari, o che parli di problemi di salute suoi o di Loulou. Una buona parte della sua lettera, un capitolo o semplicemente un accenno è sempre rivolto alle "Humber Beeston" ed al suo produttore inglese Whitworth col quale da tempo ha un contenzioso aperto.

Ed ha da lagnarsi per due motivi: primo perché il curatore Giuseppe Varese della fallita società Daniello di San Remo continua a chiedere dei soldi che Eugenio non deve pagare, e secondo perché lo spedizioniere Carlo Stefano chiede ad Eugenio lire 38,25 che invece ha regolarmente pagato alla Whitworth di Birmingham. E non solo! Eugenio ha ordinato delle macchine con determinate caratteristiche tecniche innovative, e quelle vuole! Non macchine obsolete di due anni delle quali conosce tutti i difetti.

Con lo spedizioniere italiano se la cava da solo evidentemente, ma non conoscendo molto bene l'inglese deve incaricare la moglie a fargli da tramite e, vista la sua pignoleria e precisione, le conseguenze sono immaginabili!

E' da pochi giorni a Palermo e così scrive alla moglie:

"Palermo 8 settembre 1895

Mia cara Loulou, ho ricevuto ieri la tua del 5 con l'accluso conto di Daniello e le altre carte. Ti rimetto la bozza della risposta che farai al Curatore della fallita Daniello; mi duole che la quittanza non sia regolarmente firmata e data da lui.

Nella lettera che hai scritto a mio nome a Whitworth hai commesso due sviste che devi subito riparare con un'altra lettera che gli dirigerai immediatamente al ricevere la presente. N. 1 svista è la più grave: non è vero che Whitworth ha pagato come tu gli dici per le macchine al loro arrivo a Birmingham "their carriage", tutt'altro! Dalla lettera dello spedizioniere Carlo Stefano che tu mi mandasti, rilevasi manifestamente che la somma di lire 38,25 non è stata affatto sborsata da Whitworth, benché le macchine furono spedite con assegno, ed invece la suddetta somma è stata caricata sopra Carlo Stefano che certamente l'ha pagata e me ne chiede formalmente il rimborso. Questo fatto che bisogna tirare meglio in chiaro deve formare motivo di lagnanza novella presso Whitworth. Dicendogli che io assai dispiaciuto e formalizzato del loro agire sul proposito; e che essi erano tenuti a fare quel pagamento da me loro ordinato, essendo essi primieramente più che garantiti coll'avere nelle loro mani le macchine, e secondariamente essendo io loro creditore di circa 9 pounds, etc. Insomma lagnarsi e domandare spiegazioni del fatto per sapermi regolare, mentre io ho scritto a Carlo Stefano pregandolo d'attendere per le lire 38,25 durante le spiegazioni e l'invio delle somme che attendiamo da Whitworth.

La seconda svista che devi pure subito correggere è l'omissione della parola "detachable" quando hai loro detto che io ho deciso di avere le loro "Gear Cases". Nella nuova lettera dunque ripeterai cotesto argomento con tutti i suoi particolari di "lubrificator the top and plug underneath" etc, ma più di tutto, in modo chiaro e ripetuto formalmente" dirai a Whitworth che io non intendo accettare che le "Gear cases Detachable" e niente "fixed"; e le "detachable" con i particolari sopra detti devono essere come già ho loro parlato ed essi hanno "agreed", devono essere accuratamente "well fitted" e non devono lasciare nulla a desiderare per la loro "smart" apparenza e per la loro precisione e perfezione nella loro costruzione.

Per non perdere la posta oggi mi fermo qui e corro a bucare la presente.

Scrivimi sempre e ricordati che io non penso che a voi altri solamente. Baci a tutti. Tuo sempre Eugenio".

La Whitworth ha trovato pane peri i suoi denti, e non può cavarsela così a buon mercato con Eugenio! Lui di quelle macchine conosce tutto, ogni minimo particolare tecnico in quanto a linea e sicurezza. Segue le riviste specializzate, di cui è molto geloso, e si reca personalmente alla rassegna internazionale di Milano per constatare di persona le macchine esposte ed i progressi operati nel campo! Ma se ne torna disgustato, poiché così scrive a Loulou:

"Delle Humber esposte forse ve n'erano due di quest'anno, ma il resto era tutta roba vecchia ed invecchiata nel magazzino Enghelmann. Le Whitworth esposte poi erano ancora più stravecchie e non facevano punto bella figura. Tutte le altre macchine non valevano nulla, insomma un'esposizione meschinissima, insignificante! Morale, non bisogna mai credere a ciò che dicono i giornali!".

Sarebbe lungo e forse un po' noioso elencare quanto scrive a Loulou per queste macchine, quante arrabbiature e minacce mette in atto per avere quanto da lui ordinato, quanti dettagli e particolari ricorda alla moglie che queste devono essere verificate prima che siano sdoganate, perché poi sarebbe troppo tardi per porre rimedio a qualche loro difetto! Scrive a Loulou:

"Bisogna scrivere subito a Whitworth che, senz'altro consiglio, io voglio che le nostre due macchine abbiano la "New carter detachable case" descritta ed illustrata nelle pagine 712 e 713 del Cyclist n. 829 Sept. 4th ultimo".

Abbiamo finalmente capito che queste benedette macchine altro non sono che due biciclette da passeggio!

E che fa? "Cara Loulou, dianzi ho lanciato il seguente telegramma a Whitworth: 'Wishing new carter detachable foundation writing. Caico'. Dunque scrivi subito menzionando cotesto telegramma e dicendo che sono tornato da Palermo e che voglio assolutamente le "New Carter Gear Cases", e ribatti trionfalmente la non veritiera assunzione di Whitworth che incomincia la sua lettera col dire che non ha più udito di me, quando sono loro che mi hanno fatto tanto penare per avere una meschinissima ed incompleta risposta! E' una birbonata di mettermi in conto 10 scellini per rimuovere i piombi!!!".

Dopo argomenti tristi e penosi, dice a Loulou:

"Se non ti dispiace, come argomento di distrazione soltanto però, ti parlerò un poco delle macchine. Sono contento di quello che Whitworth ti hanno scritto e tu mi hai comunicato intorno ad esse. Finalmente a darmi le "Gear Cases" desiderate e tutto il denaro che mi devono. Inoltre ricordagli l'esatto condizionamento delle macchine tutte fasciate nella "crate" che deve essere ermeticamente chiusa con canovaccio per come si trovava quella che mandai loro. Non dimenticare pure il piccolo stratagemma, di avvertirmi cioè quando le macchine sono tutte pronte per decidermi a mandare qualcuno (nessuno!) ad ispezionarle di cui ti ho già parlato. Abbi un po' di pazienza, se ti ho stonato la testa con tutte queste cose, ma ho creduto per ogni buon fine ricordartele".

Ed è orgoglioso di queste macchine, perché:

"Cara Loulou, domenica scorsa fui a vedere le corse ciclistiche. Il tempo era minaccioso, e per ciò vi era poca gente e non riuscirono gran che interessanti tranne l'ultima corsa in cui il maggiore Coriolato ebbe per competitore Alaimo, e quest'ultimo ebbe la vittoria montando una macchina Whitworth! Spesso, per ammazzare il tempo, me ne vado alla pista ciclistica e vi passo delle lunghe ore a vedere gli allenamenti dei corridori e le esercitazioni dei dilettanti. Tutto qui è però in proporzioni assai modeste e quando penso e con l'immaginazione mi raffiguro quello che deve essere altrove, specialmente nel paese classico del ciclismo l'Inghilterra, mi viene un senso di pietà per questa gente ed anch'io, sebbene non c'entri, mi sento piccolino, piccolino assai!".

Che stupende biciclette dovevano essere se per averne una bisognava attendere ben sei mesi! E non solo!

"Mi sono dimenticato di dirti che la stessa sera che ricevei la "Montly Gazette", percorrendo la lista dei candidati trovai notati dei pezzi grossi: una principessa, 13 ladies of title, 73 altre ladies, 4 peers, 1 count, 1 baronet, 3 knights, etc, etc.".

Loulou però comincia a manifestare impazienza per il ritardo di quelle biciclette, per cui scrive ad Eugenio che così le risponde:

"Mia cara Loulou, mi giunge in questo istante la tua dei 2 e 3 novembre, piena di rampogne! Era proprio quello che ci voleva per me attualmente che l'amaro che ho dentro mi ribocca da tutti i pori! Tu hai ragione di volere godere un poco mentre sei giovane, ma tu non sai abbastanza quanto io vorrei che tu godessi! I pochi giorni di ritardo per le macchine non credevo che tu li giudicassi come un periodo di tempo apprezzabile e tale da meritarmi tutte quelle dissertazioni sulla fuggevolezza del tempo, con l'accompagnamento dei versi ed il resto! Non è il caso di discutere più lungamente su cotesto argomento perché io ti lascio libera di far venire le macchine subito. Tu Loulou mia hai dato ascolto ad un momento d'impazienza e di malumore scrivendomi quella lettera, ma tu sai benissimo che io mi farei in pezzi per farti piacere. E vedrai che questa volta, se il diavolo non ci mette la sua coda in mezzo, il piacere che avrai sarà più intenso per avere atteso tanto…… Allora io desisto da ogni tentativo e mi aspetto ad avere le macchine vecchie di due anni, e preparato a sottostare a tutti gli inconvenienti non piccoli che esperimenteremo con quel sistema. Io ti domando come farai a lubrificare la catena essendo la Gear Case sprovvista di Lubrificator, senza che vi sia io a svitare e smontare la detta discretamente complicata, come tu constatasti quanto mi diede da fare nel mese di giugno, quando provai ad aprirla e rimettere tutto a posto!

Pensa che senza oleatore, dovendo lubrificare la catena almeno una sola volta, non potrai cavartela anche con l'aiuto di chiunque di costì, e sarai impossibilitata a servirti della macchina. Del resto ti lascio liberissima di fare come credi, ma io non desidero che il meglio nel tuo stesso interesse in modo che tu abbia veramente a godere del piacere e non a seccarti ed arrabbiarti per degli inconvenienti che io prevedo verranno immancabilmente a guastarti, fin dal principio, cotesto piacere. Ho detto!".