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COMUNE di MONTEDORO

IN RISPOSTA AI QUESITI DEL GOVERNO

PER LA COMPILAZIONE DELL' ANNUARIO OFFICIALE DEL REGNO D' ITALIA
                                             
seconda edizione

                                         
GIRGENTI
                          Stamperia Provinciale Commerciale
                                   di Salvatore Montes

                                                 1871

 

A quattro miglia da Serradifalco, Municipio sulla strada a ruota che da Caltanissetta conduce a Girgenti , fra una cerchia di monti che si chiudono ad anfiteatro, sorge il vago ed industrioso Comune appellato Montedoro da' fiori di color croco dorato, messi da una pianticella selvatica onde i clivi circostanti si veggiono a primavera abbondevolmente ammantati.

Poche ed umili case di agricoltori o di minatori, soverchiate a quando a quando da altre case ad un piano solo, compongono quella borgata che ti renderebbe immagine delle terricciuole della Svizzera, se non vi si scorgessero i segni dell'abbandono e del mal governo passato.

Qui sorriso di cielo ed aria lieve e salutare, qui la poetica vista del lontano digradare delle montagne, qui ricche le viscere della terra di zolfo purissimo, di sali sulfurei utili alla industria, di metalli di varie ragioni. Ma quando il viaggiatore che avrà scorto da lungi il gaio paesetto vorrà indicata una via che il vi conduca, ci sarà costretto per giungervi a calarsi per una scoscesa, a valicare un torrente, ad inerpicarsi fra i dirupi di un monte, franato in parte, ed affatto impraticabile di inverno! E quando ei vi sarà giunto, cercherà invano una sorgente d'acqua per cui rinfreschi la sua arsura, imperciocchè sarà ridotto a dissetarsi con acque amare e disgustose, contenenti in soluzione sali solforosi di nocumento grandissimo alla salute. Né ciò è fatto di natura, dappoichè non mancano nei dintorni di Montedoro le acque potabili; e se il patrimonio comunale, malversato e stremato sotto l'incubo delle leggi passate, fosse stato liberamente amministrato, non sarebbero gli abitanti ridotti alla misera condizione di avvelenarsi lentamente, per l'uso delle loro acque.

Il Comune fu fondato nella metà prima del secolo XVII (1635) in una vasta possessione feudale degli Aragona Tagliavia Duchi di Terranova i quali, s'egli e' vero quanto narrano le cronache de' tempi, tennero la terra a titolo di baronato, vi esercitarono diritti di vita e morte, sedettero, come Baroni di Montedoro, a Pari temporali ed ereditari nel siciliano Parlamento, ove occuparono il dodicesimo seggio. E strettisi poi in vincoli di parentela agli Aragona i Pignatelli passarono ne' secondi i diritti de' primi, sicché verso la metà del XVIII secolo Fabrizio Pignatelli Duca di Monteleone esercitava signoria su Montedoro. Né fra il mutar di padrone la nascente borgata mancava d'ingrossarsi, e laddove nel censo del 1652 non contava che 78 case appena, e 280 abitatori, nel 1713 ne contava diggià 1031, e poi 1589 nel 1798; 1641 nel 1831, e finalmente 1904 nell'anno 1852.

Nell'antica circoscrizione territoriale della Sicilia, Montedoro era un Municipio del Val di Mazara nella Diocesi di Girgenti: oggi e' Comune della Provincia di Caltanissetta, Circondario Caltanissetta mandamento Serradifalco, Diocesi Caltanissetta; e di conseguenza vi ha sede un cappellano curato nell'ordine religioso, e nel giudiziario un giudice supplente comunale, il quale ha potestà d'istruire per tutti i reati commessi nel territorio del Comune, e di pronunciare nella stessa giurisdizione per le cause correzionali tutte, e fino alla somma di onze 60 (L.n.765) nelle controversie civili.

Niun uomo illustre è nato nel Comune, niun monumento e' a notarvisi, niun fatto ne ha vendicato alla storia il nome, se ne togli la febbre petecchiale del 1835, che spense un buon terzo degli abitanti, e che passo' quasi inosservata nell'Isola.

Nondimeno questa piccolo Municipio, questa borgata di non più di duemille abitanti chiude in sé grandi elementi di vita, e potrebbe in altre condizioni incamminarsi a divenire uno de' più ricchi paesi produttori d'Italia, ché grandi cave di zolfo ne traversano il territorio, e formano quasi l'industria unica, e l'unico commercio degli abitanti.

Il Comune produce frumenti in qualche copia, poco vino, pochi agrumi, poche mandorle, pochissimi caci: lasciando da parte le ultime produzioni, i frumenti ascendono alla quantità approssimativa di salme 2000 (ettari 3493) annuali.

Le antiche descrizioni parlano delle greggi e della caccia di Montedoro, magnificandone l'amenità dei boschetti, e l'abbondanza delle pasture; non dicono dell'agricoltura misera sempre nel Comune, miserrima oggi per una necessità inevitabile. Imperciocché i metodi inesatti adoperati nella fusione de' zolfi, facendo sviluppare in grandissima quantità l'acido solforoso, e facendolo diffondere per le vicine campagne, disertano la pastorizia, inaridiscono gli alberi, o per lo meno ne rendono assai scarsa la fruttificazione: il territorio che si stende a salme 791 (ettari 4381) è adunque adattato alla semina meno di pochissime viti, e pochi mandorli che ogni giorno più diminuiscono e si diradano.

Ma il difetto presso che assoluto di agricoltura, e di pastorizia vi é copiosamente compensato dalla produzione dei zolfi, oro della Sicilia, che arricchisce questo Municipio, ed all'estrazione del quale mancano quasi le braccia, per lo scarsissimo numero degli abitanti. Difatti Montedoro produce in ogni anno la enorme quantità di circa quintali 40.000 di zolfo (chilog. 3.173.680) che calcolando per una media proporzionale, fanno ricco il Comune di un introito approssimativo di onze 32.000 (L. n. 428.000) di cui buona parte va diviso fra i minatori e i vetturini che compongono la maggioranza della popolazione.

Né questa medesima produzione é il massimo che può estrarsi dal territorio, che anzi è ben povera cosa rispetto a quanto potrebbe esso produrre.

Quattro sole cave di zolfo sono aperte in Montedoro, ma quando l'opera sapiente del Governo volesse far progredire l'industria solfararia, quando i terreni venissero saggiati coi lumi della geologia, e cogli argomenti che presso i popoli civili s'impiegano al rinvenimento delle miniere, ed all'estrazione delle acque, quando gli architetti di miniera dirigessero i lavori e non gli empirici ignoranti, ed illetterati, quando si aprisse facile esportazione ai zolfi estratti e fusi, la produzione di questo Comune potrebbe non che accrescersi, ridursi almeno a quattro quinti di più che la presente.

Molti possessori di terreni solforiferi non possono aprir le loro cave per manco di capitali, molti altri non istimano prudente consiglio sprecare ingentissime somme in infruttuosi tentativi; ne' lo speculatore può agevolmente determinarsi ad impiegarvi i suoi danari, quando la mancanza assoluta di strade gli rende impossibile l'ispezione dei luoghi, difficile e costoso il trasporto della derrata sino a Girgenti.

Né v'ha certamente mestieri di molto sapere in fatto di pubblica economia ad intendere che lasciar senza vie uno dei più importanti paesi produttori dell'isola era artifizio di tirannia stolta, che non intendeva nemmeno essere nella ricchezza de' cittadini la ricchezza del Governo, il quale non è fuori della società, né può avere interessi opposti a quelli dei governati. È doloroso insieme ed incredibile veder tante ricchezze arrischiate, strascinate quasi su pei ciglioni de' precipizi, pei viottoli angusti, fangosi tanto che d'inverno gli asini ed i muli, unico mezzo possibile di trasporto, vi affondano sino a mezza gamba, ed assai spesso vi rimangono come invischiati.

Che rispondere dunque al Governo allorché domanda se vi sieno uffici postali, stazioni postali o telegrafiche? Il Segretario comunale esercita le funzioni di ufficiale postale per un incarico straordinario che

le antiche disposizioni deferivano a tutti i Cancellieri delle Comuni prive di uffici postali, e la posta vien servita da Corrieri a cavallo che dovrebbero da Caltanissetta recarsi fino all'ufficio postale di Vallelunga. Ma essendo Montedoro su due vallate, ed ingrossandosi d'inverno i torrenti, i Corrieri che si dirigono alla volta di Vallelunga tornano in Caltanissetta appena giunti in Serradifalco, e quando ancora giungano in Vallelunga, non rifanno la corsa, ma tornano per la strada a ruota al capo della Provincia, cosicché Montedoro, Buonpensiere, Mussomeli e Villalba durano talvolta quindici giorni in un isolamento sgraziato e desolante. Certo la posta non può servirsi bene in un paese senza strade e senza ponti, siccome la Sicilia, ma le passate amministrazioni centuplicavano il male perché il servizio era abbandonato a discrezione dei corrieri svogliati, non curanti del pubblico servizio perché pagati male e peggio educati. De' telegrafi visuali non se ne ha pur notizia, e degli elettrici la stazione più vicina è quella di Caltanissetta, la quale per la sua distanza è inutile affatto a quasi tutti gli abitanti della Provincia.

Un medico vi ha in Montedoro ed un droghiere; niun farmacista, niuna levatrice, niun chirurgo, e la cittadina beneficenza non vi si manifesta che con un solo legato di maritaggio di cui il Sindaco tiene l'amministrazione insieme a due altri cittadini.

 

(Vincenzo Licata Brugnone per testamento del 30 di agosto 1783 lasciò tomoli sei terre, mille viti circa, e due case a pian terreno, con l'obbligo di gabellarsi e quando il prodotto della gabella arrivi alla somma di onze dieci maritarsi un'orfana di padre e madre se vi sia, ovvero di padre o di madre solamente, dovendo esser preferita una sua parente stretta, ed in difetto eleggersi a sorte un'orfana non congiunta in parentela con l'istitutore. L'amministrazione di detto legato é sotto una Commissione di beneficenza composta dal Sindaco presidente e da due componenti. L'opera poi è dipendente dal Consiglio generale degli Ospizi della Provincia).

 

Niun istituto di educazione morale o intellettuale, niun desiderio di cultura si manifesta nel popolo imbestiato dal servaggio, ed intento a procacciarsi la soddisfazione de' bisogni materiali. La scuola comunale destinata ad insegnare al popolo il leggere e lo scrivere deserta affatto, i primi rudimenti della fede presso che ignorati, la educazione civile nulla, perché spietatamente proscritta dal passato governo. E non pertanto questo popolo è buono, è docile, è industre, né da un lato ti verrà fatto vedere nel paese molti poveri o molti vagabondi, come dall'altro la statistica penale non presenta che rarissimi misfatti ed in poca quantità delitti.

Chiede finalmente il Governo quali siano i mezzi per accrescere il lustro ed il decoro del Municipio, ma non trattasi qui di accrescere il lustro di esso, trattasi di fornire agli abitanti le acque da bere, trattasi di metterlo in comunicazione can gli altri comuni, trattasi di aprirvi le strade, di agevolar la via al trasporto dei prodotti. E ben lo potrebbe il Governo, perocché Montedoro ad un raggio di quattro miglia verso oriente ha la strada di Serradifalco; ad un raggio di sedici miglia verso occidente ha la strada di Casteltermini; e poi verso settentrione dista venti miglia da Vallelunga, e verso mezzogiorno sei miglia da Canicattì, e sette da Racalmuto, il quale ultimo tratto di strada sarebbe il migliore fra tutti, perocché Racalmuto è il primo deposito dei zolfi di Montedoro, ed in tal modo sarebbe scelta la corsa più breve da questo Comune a Girgenti.

Le strade avvicinano, gli uomini trasportano le derrate, le macchine, le idee, migliorano lo stato economico, l'intellettuale ed il morale di un popolo, e rendono possibili le utili industrie ed i progressi d'ogni ragione. Chi può sperare l'educazione d'un numero d'uomini costretto a starsene chiuso, isolato, costretto ad arrampicarsi pe' monti onde vedere altri uomini cui possa a fatica vendere le sue produzioni ricche quanto esse siano? Le scuole popolari, gl'istituti del viver civile vengono dall'avvicendarsi delle idee, e l'importanza delle vie è suprema ad ottenere l'intento.

Tale è lo stato di Montedoro; il suo Sindaco è il signor Cesare Caico, il suo Segretario comunale il signor Giuseppe Li Calsi, i quali colgono questa occasione per raccomandare il loro Comune all'umanità del Governo del Re ed alla sua giustizia.