FEDERICO MESSANA       poesie, racconti ed altro......     
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Le raccomandazioni….

  

Cara Baronessa,

sono qui dai primi d'aprile e non Le ho scritto perché credevo sempre di tornare, e intanto ho avuto tanti guai e anche malanni. Tornerò a Palermo in settembre.

Lei e le sue figlie stanno, spero, bene? Io ho pensato spesso ad Antonia, che adesso sento molto vicina.

Le porterà questa la donna di servizio della mia vecchia zia, la quale donna viene (per la prima volta in vita sua!) a Palermo con la sua figlia quindicenne, una bambina alla quale è successo una orribile disgrazia. Doveva sposarsi in settembre ed è stata sedotta, non si sa come e non si sa da chi. S'immagini che catastrofe, in un paesello poi! Ora la madre vorrebbe farla entrare o in un ospedale o in qualche opera di maternità finché sia nato quel disgraziato figlio. Essa entra, credo, nell'ottavo mese. Non so se Le sarà facile questo: potrebbe, Lei, assisterla in ciò? Farebbe un'opera veramente buona!

Dopo la nascita questa ragazza non avrà, credo, il coraggio di tornare in paese dove fin d'ora patisce troppo e sta come una sepolta viva. E se qualche anima buona non la guida, temo che andrà di male in peggio.

Ha due braccia per lavorare, ed è di carattere buono ed affettuoso… Bisognerebbe che s'impiegasse non appena sgrava.

Perdoni se Le ho parlato di tutto ciò, senza falsi pudori, superflui tra Lei e me, e se può veda ed aiuti queste disgraziate. La zia vuol bene a questa donna, e si è addolorata e abbattuta per tal fattaccio come d'una calamità tremenda. Compatisca dunque la mia richiesta.

In settembre ci rivedremo e dirò loro tante cose. L'abbraccio con vivo affetto insieme ad Antonia, con tanti cari ricordi allo zio Nenè.

L'amica sua Letizia

N.B. Questa donna si chiama Maria Bordonaro, e la figlia Angeluccia. Di nuovo con animo grato. Letizia

 

E le soffiate ………

 

Caltanissetta 21 maggio

Pochi giorni addietro qualche imbecille Montedorese ha fatto una lettera anonima al Signor Eugenio Caico dicendogli dove è nascosta e chi comprò la roba che vendette il di lui figlio. Questa lettera anonima fu spedita da Serradifalco a Caltanissetta, ma invece di cadere nelle mani del Sig. Eugenio Caico, per una vera combinazione arrivò in mio possesso. Io dunque vi avverto di vendere lontano oppure nascondere bene la roba se ne avete ancora e di non parlarne nemmeno con ….. Dio, perché il Sig. Caico certo manderà i Carabinieri nelle case delle persone nominate nella lista della lettera anonima (e ci siete anche voi).

Quindi qualunque cosa avete ancora (biancheria, terraglia, legname, ferro, rame, olio e altro), fatela sparire subito. Questo ve lo dico nel vostro interesse perché io che sono avvocato vi dico che chi ha comprato roba rubata e viene scoperto, viene condannato fino a due anni di carcere oltre le spese ed il resto.

Quindi pensateci bene. Io credo che sono Morreale Salvatore (tirracciano) e Sebastiano Piccillo che fanno queste lettere anonime.

Ma voi lo potrete scoprire per conto vostro chi è questo mascalzone.  Saluti.

A Puma Maria Teresa (perciata)
Via dei Mille,
Montedoro (Prov. Caltanissetta)

(Espresso cent. 25)

 

La richiesta di voto a don Federico…..

 

Licata 8 maggio 1921

Egregio amico Sig. Federico Caico Montedoro

Le scrivo per il suo voto, non come numero, ma per il conforto morale che il Suo suffragio rappresenta per me. Ella saprà certamente che per coerenza politica, disciplina nazionale, amore al paese, ripresento la mia candidatura, sicuro di ottenere il suffragio di coloro che amano l'imperio delle leggi, l'avvenire della Patria, ed il ripristino dell'autorità dello Stato.

Le accludo alcune schede ove è consentito aggiungere altri quattro nomi di candidati che a Lei sono simpatici, e che potrà pertanto accontentare unitamente a me.

Porgerà cordiali saluti alla Sua gentile figliuola, della quale la mia Signora ricorda le qualità elevate ed artistiche, di cui diede prova nel primo concerto a Roma. Le porgo pure gli auguri più sinceri e fervidi di ottimo avvenire.

Le stringo cordialmente la mano.

Dev.mo Arturo Verderame

 

E la risposta di don Eugenio ….

 

Montedoro 12 maggio 1921

Onorevole Sig. Arturo Verderame, Licata

Riscontro io la pregiata Sua lettera indirizzata al mio povero fratello Federico perché egli da circa due anni non è più tra i viventi, e tale notizia fu comunicata alla loro Spettabile Ditta sullo scorcio del dicembre 1919; e poiché tanto Ella quanto il Sig. Roberto hanno creduto di potere scrivere al detto mio fratello devo ritenere che lor Signori non abbiano mai ricevuto la triste partecipazione di cui sopra.

Essendo io assente, alcuni giorni or sono mia sorella rispose al Sig. Roberto a Roma dandogli assicurazione che essa ed io non avremmo mancato di fare quanto ci fosse stato possibile per la elezione a deputato di lei. Ci duole però grandemente che la loro richiesta ci sia pervenuta così tardi, giacché se noi fossimo stati avvertiti alquanto prima, la situazione ancora non pregiudicata ci avrebbe reso più facile il nostro compito di dare cioè un contributo valevole alla elezione di Lei, mentre la situazione attuale (e nel dir ciò provo rammarico e vergogna insieme) ci da ben piccola speranza di potervi contribuire con quella forza che sarebbe stato nostro vivo desiderio di apportarvi.

E non bastano ad appagare il nostro sentire umiliato le nobili e generose parole al nostro indirizzo di cui nella sua lettera, che Ella cioè apprezza il nostro voto non come numero, ma per il conforto morale che il nostro suffragio rappresenta. Tale elevato Suo dire rende ancora più amara la situazione della nostra impotenza a dimostrarle con qualcosa di più efficiente delle sole parole la nostra simpatia per la loro famiglia dalla quale il nostro defunto fratello ebbe a ricevere tratti di amicizia e di squisita gentilezza che io sentivo spesso ricordare da Lui con accento commosso e grato.

Le brevi e sobrie parole contenute nella di Lei lettera, sintesi concentrata del suo programma politico, non possono non avere l'adesione di tutti coloro che come Ella ben dice: "Amano l'imperio delle leggi, l'avvenire della Patria ed il ripristino dell'autorità dello Stato". Coteste sono le idee veramente sane che insieme alla ferma volontà di farle tradurre in fatti possono acquietare gli animi sgomenti della grande maggioranza, in questi tempi eccezionalmente torbidi ed incerti. Auguro quindi il trionfo di tutti i candidati che hanno tali idee e che alla loro volta facciano trionfare l'ordine, elemento indispensabile di vita.

Voglia essermi indulgente per la mia deficienza e credere al mio attaccamento

Dev.mo Eugenio Caico